Un laboratorio di Teatro stabile, la voglia di scrivere, la passione per la recitazione, il dramma e poi il suicidio di una donna inascoltata.
Il Liceo Eschilo di Gela partecipa di nuovo a distanza di un anno al Concorso Uno, nessuno e centomila per volontà espressa dal dirigente scolastico, professor Maurizio Tedesco, che con entusiasmo ha consentito la loro partecipazione alla IV edizione.

Nel 2019 i ragazzi della IV Ginnasio e di III Liceo, corsi B e D, dell’Istituto, guidati dalla professoressa Alba Spoto, avevano portato in scena “Paura d’esser felici”. Hanno conquistato il pubblico per la perfetta interpretazione e meritato il Premio speciale della Commissione.
Quest’anno propongono “Nel segno”, un testo struggente, in cui viene affrontato il dramma della solitudine e dell’indifferenza.
Sono ragazzi della III C (quinto anno), della II A (quarto anno), della V D (secondo anno). Hanno lavorato sulla novella, tratta dalla raccolta “La vita nuda”.
Autrice del testo è Roberta Salvo, con la collaborazione di Simone Damaggio e Viviana D’Alessandro.
In scena le attrici Sara Guarrera, Letizia Cafà e Laura Macaluso.
Lo spunto iniziale deriva da un’altra novella, “Tragedia di un personaggio”. La giovane Raffaella Osimo entra nello studio dello scrittore chiedendo udienza perché vuole raccontare la sua storia.
La vita di Raffaella è stata difficile e dolorosa.
L’amore per Riccardo sembra segnare una svolta Ma la giovane viene respinta senza pietà. A quel punto nulla per lei ha senso.
Tenta il suicidio, poi non mangia più.
In una corsia d’ospedale rivede Riccardo e pone fine alla sua vita dinanzi a lui.
Nella rilettura di Roberta Salvo, prima la protagonista dà voce alla rabbia per essere sempre stata invisibile e inascoltata, poi arriva al suicidio come estremo atto d’accusa
– Professoressa Spoto, il liceo Eschilo lo scorso anno si è distinto per la qualità del lavoro proposto e della rappresentazione. Come si è sviluppato il lavoro per la partecipazione al bando della IV edizione?
<<Il lavoro ha avuto inizio con un gruppo di lavoro di tre alunni del triennio. Hanno dato il contributo all’avvio e a una prima stesura. Poi il lavoro è stato completato da Roberta Salvo, in autonomia.
Scaturita la seconda stesura, l’ho giudicata migliore.>>
Il testo drammaturgico è stato seguito dalla prof. Spoto, poi per la drammaturgia il lavoro è proseguito con la prof. Tiziana Guarneri e Giancarlo Bella, che sono responsabili del laboratorio di Teatro della scuola, che da quest’anno è laboratorio di teatro stabile.
Il laboratorio di teatro è da quest’anno un laboratorio di Teatro Stabile
– Nella messa in scena, tre studentesse, tre personalità diverse, che sviluppano un unico personaggio, un’unica storia.
<<Nella personalità poliedrica della protagonista hanno visto che si potevano distinguere differenti battiti del cuore. Un modo diverso di sentire e di essere. Il personaggio piagato e sofferente di Raffaella Osimo viene visto prima di tutto come donna: una donna che avrebbe voluto esprimersi nell’amore, nella sua femminilità; la stessa donna che si richiude in sé stessa e tende ad attribuirsi le colpe della sua sofferenza; infine, la donna che esprime tutta la sua rabbia, che denuncia l’ingiustizia subita nella sua vita, fino all’atto del suicidio. Il gesto non è visto come una sconfitta, ma come estremo atto d’accusa >>
– La donna in Pirandello è un personaggio instabile, sofferente, ambiguo, perfino gli atti di coraggio sfociano in reazioni estreme. Come avete immaginato e attualizzato la figura femminile nel vostro lavoro?
<<I ragazzi sono rimasti molto colpiti dal personaggio di Raffaella. Conoscevano il Pirandello raziocinante, espresso da personaggi maschili nel suo teatro, così come nelle novelle. Hanno studiato, invece, un personaggio carico di emotività, di passione, di abnegazione, che è presente in altre novelle con personaggi femminili.
Pirandello rappresenta la donna come portatrice di sentimenti. L’attualizzazione è stata difficile. Raffaella tende a richiudersi in se stessa. Nel momento in cui Roberta Salvo ha cominciato a far proprio il personaggio, facendogli acquisire una sua personalità, a quel punto renderla simile alla Raffaella Osimo pirandelliana era impossibile.
Roberta ha cominciato a sentire il personaggio di Raffaella troppo diverso dall’originale della novella e dal modo attuale di essere donna. Ecco che è venuta fuori una Raffaella ribelle, che prende l’iniziativa del bacio, che si manifesta con la sua forza, che reagisce, che da invisibile al mondo vuole farsi vedere, vuole farsi ascoltare.
Il segno del cuore diventa una sorta di bersaglio che mette sotto gli occhi di chi l’ha fatta soffrire.>>
– Gela ha una tradizione con il Teatro Eschilo. Qual è il rapporto della scuola con il Teatro e con il Teatro classico in particolare?
<<Ogni anno portiamo in scena uno spettacolo teatrale. Il nostro istituto è intitolato a Eschilo. Pertanto, generalmente scegliamo tragedie di Eschilo. Da quest’anno il dirigente, Maurizio Tedesco, ha stabilito che il laboratorio di teatro classico, che abbiamo chiamato Skené, debba avere una struttura stabile.
Abbiamo creato un gruppo di lavoro, costituito dai docenti di latino e greco, e da Tiziana Guarneri, che ha studiato teatro, e che possiede quella professionalità necessaria per aiutare gli altri docenti nell’impostazione del lavoro.
Se un insegnante crede in qualcosa, se ha passione, il contagio è inevitabile.>
I ragazzi seguono un vero e proprio training, che parte dalla respirazione alla dizione, al controllo del corpo e delle emozioni, alla gestione del fiato. Si cerca di offrire loro gli strumenti per poter dare il meglio. Si parte con un gruppo molto ampio. Poi, i veri interessati sono una parte.
Bello è vedere che non si limitano a recitare qualcosa di distante, di esterno a loro, ma lo vivono.
Tiziana Guarneri e Giancarlo Bella cercano di insegnare ai ragazzi che quando pronunciano una battuta, quando si esprimono nella recitazione, devono sentire ciò che dicono.
Sviluppano, quindi, soprattutto, una crescita emotiva, perché saper sentire le emozioni del testo, significa renderlo vivo. Il teatro di tutte le epoche mette in scena le emozioni dell’essere umano.>>
– Come insegnante esprime una grande passione per il Teatro. È possibile trasmettere questa passione? Che riscontri ha avuto finora?
<<La passione si trasmette con facilità. I ragazzi in realtà chiedono proprio questo: vogliono vivere esperienze importanti, avvertire emozioni. Se un insegnante crede in qualcosa, se ha passione, il contagio è inevitabile.>>