Commovente, intenso, appassionante. “Il popolo Libanese ha fischiato” arriva al cuore, risveglia le coscienze, coinvolge nel profondo.
Il testo drammaturgico è stato inviato nel mese di gennaio ad Agrigento dai ragazzi di Sarba-Nabatieh, un comune a pochi chilometri da Beirut.

Gli autori sono preadolescenti, studenti di lingua italiana di livello A2, e hanno voluto rappresentare il disagio sociale ed economico del loro Paese, con la trasposizione della novella di Luigi Pirandello “Il treno ha fischiato”.
Non è Belluca ad avvertire il richiamo del fischio del treno, ma è il popolo, protagonista, proprio nelle settimane di studio ed elaborazione del testo, di una generale protesta che ha portato nelle piazze delle principali città del Libano centinaia di migliaia di persone.
“Libano, Libano, caro Libano
Noi ragazzi libanesi ti preghiamo
non morire, non morire, svegliati!
svegliati! svegliati!
Quale futuro ci aspetta?!
Manifestazioni, proteste di massa,
malattie, inquinamento”…

Cantano così gli studenti libanesi. Un canto che sembra preannunciare un rischio molto grave per il futuro del Paese.
Di lì a poco sarebbe scoppiata la pandemia da nuovo coronavirus SARS-CoV-2 in tutto il mondo.
Ma i giovani studenti non potevano saperlo. Eppure le loro parole sembrano profetiche.
<<Il popolo libanese ha fischiato è frutto dell’impegno della docente/guida Mona Rizk e dei nostri studenti – afferma il Sindaco di Sarba-Nabatieh, Elias El Helou -. Essere stati selezionati tra i finalisti è un grande onore per noi. Soprattutto perché l’apprendimento della lingua italiana nel nostro Comune si promuove da poco tempo, meno di 2 anni, grazie a una convenzione sottoscritta con l’Istituto Italiano di Cultura Beirut, la cui è direttrice e Monica Zecca>>.
Nel testo i ragazzi personificano il popolo libanese, che è oppresso dalle condizioni di vita del suo Paese, dall’esasperazione per una situazione sociale ed economica oramai al limite.

Come il protagonista della novella pirandelliana, il popolo ad un certo punto prende coscienza della sua atroce esistenza e inaspettatamente si ribella quando sente la notizia della probabile morte del suo Paese, il Libano.
I medici, Nadim, Marwan e Jad e l’infermiera Nour sono stupiti di questa improvvisa guarigione.
Le musiche sono state curate dal Prete Wissam Hachem.
Il canto, permeato da una melodia mediterranea, si conclude con un medley che invita a una visione ecumenica e universale.
Quanto sarebbe migliore il mondo se tutti restassimo puri, autentici, genuini, spontanei come questi ragazzi!
Raccontano un periodo molto difficile della fine del 2019, quando, in effetti, si svolgevano manifestazioni di protesta in molte parti del mondo, per reclamare l’indipendenza, per chiedere le dimissioni del Governo o riforme sociali ed economiche, ma anche per rivendicare un maggiore rispetto per l’ambiente.
Così prosegue il canto del popolo libanese, scritto dai giovani ragazzi.
Quale futuro ci aspetta?!
Incendi, inflazione, tasse
incontrollate, diritti violabili,
servizi mancanti.
“Libano, Libano, caro Libano
Noi ragazzi libanesi ti preghiamo
non morire!
Vorremmo te
Sano / forte / orgoglioso
Tu sei la patria dei Fenici
svegliati! svegliati!
Vorremmo te
Senza immondizie / Senza cancro /
Senza corruzione
Vorremmo te
Con riforme / Con diritti alla vita /
al respiro / al sogno/
لبنان، لبنان الحلو
لبنان حلو لبنان حلو
لبنان حلو، لبنان
Maroun Mezher, Jad Jouni, Sara El Helou, Wadih El Helou, Magalie El Helou, Mathiew El Helou, Nour Nassar, Elie Nassar, con la guida della loro insegnante, Mona Rizk – una docente d’eccezione, che ha conseguito un Master di Ricerca in Comunicazione Interculturale di Studi Libano-Italiani all’Università Libanese ed è una studiosa di Andrea Camilleri, oltreché di Luigi Pirandello – sono riusciti a rendere contemporaneo uno scritto del 1914, pur mantenendone intatto il senso.

–Un testo molto toccante, ancor di più in questo particolare periodo storico, in cui tutto il mondo sta attraversando una gravissima crisi non soltanto sanitaria, ma anche socio-economica. Qual è, professoressa, la situazione nel vostro Paese, adesso?
<<La situazione in Libano, in questo periodo, è molto critica ed è aggravata da un’emergenza sanitaria che ha messo a dura prova una popolazione già molto provata.
A ciò si aggiunga la svalutazione monetaria. Il Paese si trova in una totale impasse.
Per effetto di questa crisi, che non ha precedenti, oltre il 40 per cento della popolazione sarà al di sotto della soglia di povertà.

Però i libanesi sono sempre impegnati nella lotta per la sopravvivenza e per un Libano degno>>.
–Come stanno continuando a studiare i ragazzi?
<<Per quanto riguarda l’apprendimento della lingua italiana presso il Comune di Sarba -Nabatieh, le lezioni sono state purtroppo sospese sin dalla nascita dei movimenti di protesta nel Paese, già alcuni mesi fa.
Però le riprenderemo senz’altro, anche se permangono i problemi sanitari, sociali ed economici che ci hanno spinto ad abbandonare tutto. Non ci arrendiamo e attendiamo il momento giusto.
Anche se sono state sospese le lezioni, si è svolto un evento che mi ha dato l’occasione di unirmi di nuovo ai miei studenti, di scambiare idee, di condividere punti di vista, di sfogarci, di sperare, di “fischiare”, per citare Pirandello.
Questo Concorso è stata una luce di speranza per i ragazzi libanesi, l’opportunità di sognare un futuro migliore e brillante>>.
É stato come se si mettesse il dito nella piaga.
–Qual è stata la reazione degli adulti, di altri docenti o degli stessi genitori rispetto al lavoro che hanno svolto i ragazzi?
<<Erano molto commossi. Le lacrime sono scese a fiotti, perché questo testo rappresenta la loro vita, è la copia conforme della realtà che affrontano.
É stato come se si mettesse il dito nella piaga.
Inoltre, il contenuto del testo drammaturgico, ispirato alla novella pirandelliana, ha un obiettivo ben mirato.
Anche il canto del popolo libanese, commovente, gradevole, è stato ben curato mantenendo intatto il senso della novella originale di Luigi Pirandello. Secondo me è un punto di forza perché, come il protagonista della novella, il popolo prende coscienza e si ribella>>.
–Avete rappresentato il testo drammaturgico?
<<No, non lo abbiamo fatto, perché i ragazzi sperano ancora di rappresentarlo ad Agrigento sul palco del Teatro Pirandello>.
–Pensate di poter essere presenti alla cerimonia di premiazione, che purtroppo è stata rinviata al prossimo anno?
<<Essere presenti alla cerimonia di premiazione del prossimo anno è un nostro desiderio. Sarebbe un grande onore.
A dire il vero, c’è una realtà che ci schiaccia: se la crisi economica dovesse peggiorare potremmo incontrare tante difficoltà per raggiungere Agrigento.
In questa fase critica servono solo le preghiere. Il nostro slogan sarà sempre “mai, mai, mai mai scoraggiarsi”. Bisogna andare sempre avanti con l’aiuto di Dio e delle preghiere.
Approfitto per ringraziare il sindaco del Comune di Sarba, Elias el Helou, per la sua generosità e il suo appoggio continuo.
Vorrei ringraziare anche il Prete Wissam Hachem, che ha ben curato le musiche e ha lavorato con amore e generosità per rendere questo lavoro ben apprezzato.
Ringrazio anche i miei studenti che hanno lavorato senza sosta per rendere eccezionale questo lavoro.
Ringrazio ogni persona che ci ha dato una mano per andare avanti e per portare a termine questo lavoro.
Concludo ringraziando il Comitato del Concorso Uno, nessuno e centomila, che ci ha dato l’opportunità di partecipare e di approfondire la nostra conoscenza di Pirandello e di fare nuove esperienze e conoscenze.
Spero che possiamo incontrarci, il più presto possibile>>.