Per il Colegiul Național “G. Barițiu” di Cluj, Romania, ormai l’appuntamento con la terra di Luigi Pirandello è consueto.
La passione per il nostro Autore è profonda e autentica per il professor Laszlo Alexandru.
Non ha mai mancato un’edizione del Concorso Uno, nessuno e centomila e quest’anno lo fa con “Ricordi paralleli” di Amanda Cătinean e Stefano Lăzăruc, della classe X, sezione C.

In concorso è l’adattamento teatrale della novella “I nostri ricordi”.
Il tema è l’esistenza parallela dei nostri ricordi, che spesso ci fanno rivivere in un mondo che non esiste più.
L’incontro reale di due illusioni, quella dei ricordi e della vita stessa, porta alla riconciliazione.
- “Ricordi paralleli” ci riporta all’illusione delle relazioni umane. In che modo Amanda e Stefano hanno scelto di affrontare questo tema?

<<Ho avuto quest’anno la fortuna di reclutare per la causa di Luigi Pirandello due ragazzi speciali, della seconda liceale – ci racconta il prof. dr. Laszlo Alexandru -.
Amanda è nata a Vicenza, ha trascorso una decina d’anni in Italia, con la famiglia, ha frequentato la scuola italiana ed è tornata da qualche anno, con ottime conoscenze della lingua straniera.
Lo stesso vale per Stefano, nato a Roma, da una famiglia appassionata dell’italiano.
Dopo il ritorno in Romania, il suo fratello maggiore, Dragoș, ha vinto ben due volte le olimpiadi nazionali di questa disciplina e ha visitato Agrigento, alle prime edizioni del concorso “Uno, nessuno e centomila”.
Allora, era il 2017, il gruppo di sette ragazzi coordinati da me ha vinto un Premio Straordinario.
Adesso invece Amanda e Stefano si fanno concorrenza alle olimpiadi, ma collaborano da ottimi amici ai progetti di studio della nostra scuola.
“Ricordi paralleli” presenta la situazione di Carlino Bersi, tornato nel suo paese natale, dove tutte le persone conosciute durante l’infanzia sono molto cambiate.
Un totale sconosciuto, il dottor Palumba, lo ricorda, invece, sempre con grande affetto.
I “ricordi paralleli” di Amanda e Stefano, quando sono tornati, ciascuno per conto suo, in Romania, erano ancora più deboli, visto che non ne conoscevano quasi niente e continuavano a sognare l’Italia.
Alla fine Carlino Bersi riconosce tuttavia il suo vecchio compagno, Loverde, che ha cambiato cognome, con il passar degli anni, e i due si abbracciano con affetto.

Lo stesso è successo anche ai miei studenti, che si sono inseriti molto bene nella loro nuova realtà e si impegnano a far fruttare la loro passione per la lingua italiana.>>
In questi mesi a causa della pandemia da coronavirus è diventato usuale parlare di distanziamento sociale. Quanto ha pesato sui ragazzi dover limitare i rapporti umani? La tecnologia è riuscita a supplire in qualche modo?
<<La pandemia ha colpito pesantemente tutte le nostre abitudini e condiziona i nostri comportamenti.
Da un giorno all’altro tutti quanti, giovani e vecchi, abbiamo dovuto accettare che cose normalissime prima, come stare insieme, abbracciarsi, tenersi per mano, fossero potenzialmente pericolose.
È una lezione difficile da imparare.
Vedere poi, da lontano, la strage che ha devastato l’Italia, così amata da noi tutti, ci ha provocato in questi mesi un forte sentimento di dolore e compassione.
E anche una grande preoccupazione.
La tecnologia può tenerci informati e, infatti, dopo il primo periodo di confusione, sono cominciate le lezioni su Zoom.
Si sono intensificate le comunicazioni via Facebook o Whatsapp.
Ma la gomma da masticare non potrà mai sostituire una bistecca.>>
Pensa che in futuro mantenere le distanze sarà un’abitudine, un modo per proteggersi dagli altri? O una scusa per evitare il contatto?
<<Mantenere le distanze nuoce non solo ai sentimenti umani e alla normale convivenza, ma anche al benessere economico.
La gente ha imparato molto bene a odiarsi, in due guerre mondiali, e la conclusione evidente, della generale povertà, ha fatto presto capire che non fosse quella la strada da seguire.
Quindi mi dichiaro ottimista per quello che riguarda il futuro. Quando non lo sarò più, dovrò cambiare mestiere.

- “Ricordi paralleli” racconta di una percezione diametralmente opposta di uno stesso rapporto. I giovani sono fortemente condizionati dall’uso dei social. Secondo lei sono consapevoli dell’illusione di certe relazioni social o non le distinguono da quelle sociali?
Una decina d’anni fa era scoppiata la moda di Facebook e c’era davvero il rischio di trasporsi nell’ingannevole fantasia della perfezione fotografata.
Intanto le cose sono andate avanti.
Oggi, rimasto fedele al vecchio strumento social, sono talvolta preso in giro dai miei studenti, che sono più esperti in Snapchat, TikTok e altre diavolerie che ormai usano loro per divertirsi, per truccarsi da mostri e da belve e per ridere a crepapelle.
La bellezza non “vende” più tra i giovani sui social, ma questo non mi spaventa più di tanto: vuol dire che sarà scomparso anche il pericolo dell’ingenuità.>>
Il professor Laszlo Alexandru è uno studioso di Pirandello, del quale ha già pubblicato quattro volumi della traduzione in romeno delle novelle.
Un lavoro che non ha precedenti nelle esperienze editoriali del suo Paese. Ora ha cominciato una rubrica di saggi ispirati alle novelle di Pirandello, su una rivista letteraria del Sud Romania, dell’Unione degli Scrittori.
In un paio di settimane ne uscirà la prima copia. Ha scritto in particolare dell’ “Eresia catara”.
–Quando è nata questa passione per Pirandello?
<<Alla fine della mia adolescenza ho nutrito una passione per Dante Alighieri e per il suo capolavoro. Da allora, cioè da trent’anni circa, non ho smesso di studiare la Divina Commedia, le impressioni che ha suscitato nell’anima e nella mente dei lettori.
Sto per finire, in questi giorni, le correzioni del manoscritto che include il testo originale del poema, la mia traduzione filologica, precisa, in romeno, le mie spiegazioni di aggiornamento del messaggio medievale, nonché la sintesi dei commenti, lungo i secoli, per ogni terzina.
Parliamo di tre volumi di oltre 2.000 pagine. Spero di averli tra le mani in pochi mesi, così da poter organizzare diversi eventi nell’anno internazionale di Dante, a sette secoli dalla morte del Sommo Poeta.
In queste circostanze, non ho concesso a Pirandello la dovuta importanza nei primi tempi.
Ho avuto, però, nel 2017, notizie del Concorso Internazionale “Uno, nessuno e centomila” e, per coordinare il lavoro dei miei studenti, che volevano assolutamente partecipare, ho riletto l’autore agrigentino.
Ho scoperto, così, la straordinaria ricchezza artistica delle Novelle per un anno.

Ho visto ugualmente che, nella cultura romena, ci sono alcune antologie di traduzioni scelte, ma ancora manca la trasposizione di tutta la serie.
Quindi ho tradotto e ho fatto pubblicare, nella collana di italiano che sto coordinando, con l’editrice Ecou Transilvan di Cluj, Romania, i suoi primi quattro volumi: Scialle nero, La vita nuda, La rallegrata e L’uomo solo.
Ho aperto anche un blog in internet, “Nuvele pentru un an” , dove si può leggere ormai anche il suo quinto volume in romeno, La mosca.
Ne dovranno seguire altri dieci.
Mentre traducevo le novelle, mi sono venuti diversi pensieri, alcune iniziative.
Quindi ho cominciato una serie di saggi, ispirati ciascuno a una novella, da pubblicare su riviste letterarie romene.
Ho trovato già il titolo del mio futuro libro (Pirandelliana), anche se mi manca per adesso il contenuto.
Il mio incontro con Luigi Pirandello è tutto dovuto, quindi, alla gente di Agrigento, piena di generose iniziative locali e di apertura internazionale.
Ho incontrato qui studenti e insegnanti di diverse città italiane e di tanti altri Paesi, ho ammirato la storia siciliana, ho camminato per le strade, ho mangiato e ho bevuto nelle locande.
Ho fatto bellissime foto. Spero che ci rivedremo presto.>>