Il Lycée International de Saint Germain en Laye partecipa con quattro lavori al Concorso Uno Nessuno e Centomila per affrontare diverse tematiche che affliggono il nostro presente, in modo avvincente, ironico, intelligente.
Intanto, i 29 alunni della Premiére presentano “La carriola e le frontiere dell’umano“: in periodo di confinamento, nell’abitazione di un noto giurista e presidente di un’associazione culturale sta per avere inizio una videoconferenza sulla tematica “le frontiere dell’umano”. Una vecchia cagnolina sonnecchia sul tappeto dello studio. Si presentano sullo schermo i partecipanti, che iniziano a dibattere animatamente sulle questioni del vegetarianesimo e sullo sfruttamento degli animali. All’improvviso alcuni animali hacker compaiono sullo schermo e reclamano i loro diritti. Il presidente, durante la pausa, fa fare la carriola alla cagnetta mostrando la discrepanza tra la serietà del suo ruolo e la follia dell’atto.
Tre studentesse, Aurora Teissedre, Margaux e Mathilde Dauriac, invece, elaborano un testo dal titolo “Crimini innocenti”, ispirato alla novella “Non si sa come”. In un’agenzia di viaggi, Ginevra e Beatrice, due impiegate e amiche di lunga data, cercano strenuamente di aiutare il titolare a fronteggiare la concorrenza e ad evitare il fallimento dell’azienda.
In un mondo molto diversificato, il testo interroga la difficoltà ad accettare i nostri errori. La domanda filosofica di Pirandello sui nostri atti incoscienti ci mette difronte alla necessità di adattare la nostra coscienza agli schemi convenzionali in cui siamo imprigionati.

Romolo Loiudice, Riccardo Fusari, Matteo Petronelli, Francesco Tesseidre, Tommaso Bogoni, Irène Tannoux, Matthéo Fotia Care scrivono “La vita passeggera” ispirata a “Il dovere del medico”.
Un ragazzo di Napoli, in piena crisi di identità, decide di ricorrere al suicidio assistito in un
ospedale di Zurigo, in Svizzera. Durante il viaggio incontra diversi passeggeri che discutono
della proposta di legge in questione. Il protagonista si ritroverà dunque in mezzo ad un’accesa
discussione che gli permetterà di rimettersi in questione e di riconsiderare la sua scelta.
Sofia Galland e Rebecca Stansfield, scrivono “Nelle trincee risplende la luna”, ispirato alla novella “Ciaula scopre la luna”. La Guerra si è fatta lunga e logorante nell’anno 1943. Vittime delle condizioni disumanizzanti in cui vivono, i soldati rischiano di diventare individui vuoti e insensibili.
In questo contesto due giovani, Ettore e Pierluigi, discutono in trincea al chiaro di luna, dei
loro timori, esponendo per la prima volta le loro cicatrici: visibili e invisibili. I due
protagonisti metteranno da parte le loro differenze ritrovando, anche se per qualche istante,
una scintilla di amore per la vita.
A guidarli in questo complesso lavoro c’è la professoressa Maria Grazia Coccia.
Professoressa, per voi ancora un ritorno ad Agrigento per questo Concorso, che vi ha anche visti vincitori di un Primo Premio. Siete spesso impegnati in tanti affascinanti e stimolanti progetti, ma qual è la caratteristica che distingue, secondo lei, questo di Agrigento dagli altri?

“Rispetto agli altri concorsi questo di Agrigento ha una dimensione veramente internazionale. Qui ho conosciuto colleghi con i quali ho in seguito collaborato per ulteriori progetti in Europa e nel mondo. L’interesse per Pirandello va al di là del fatto di essere centrale nei programmi scolastici. Questo autore offre un messaggio poetico ed esistenziale che resta di estrema attualità per la duplicità dei personaggi e delle situazioni paradossali. Venire nei luoghi pirandelliani suscita una magia particolare, che va al di là del tempo e si lega ad un passato culturale ricco. Luoghi come la Valle dei Templi, carichi di una magia plurisecolare in un’’atmosfera culturale che si perde nei secoli. Ciò crea un legame molto forte con L’autore e la sua opera. “Luogo” e “legame” in francese si traducono “lieu” e “lien”: tra le due parole non c’è che una lettera di differenza. Poter nuovamente visitare dei luoghi in Italia è una bella opportunità, dopo i viaggi virtuali che hanno caratterizzato la pandemia. Altrettanto stimolante è la possibilità di vivere un’esperienza di condivisione di arte, di cultura e di bellezza, con studenti provenienti da tante altre scuole e con i rappresentanti di diversi settori e ambienti culturali italiani e internazionali”.
Tante le difficoltà del momento vissute dai ragazzi, ma quali ostacoli, in particolare, hanno dovuto superare quest’anno per partecipare al nostro concorso?
“Le difficoltà maggiori sono state legate all’epidemia, che ha causato una discontinuità della presenza a scuola. Tutto ciò non ha favorito un impegno costante nel seguire la creazione del progetto. Quindi, per tutti gli studenti partecipare è un piacere e un onore, ma è stata anche una scelta delicata, visto l’approssimarsi delle prove del Bac e del Brevet che coinvolgono rispettivamente la classe 3ème e la Ière. Non è stato semplice gestire la responsabilità di essere studente in un periodo in cui c’erano ritardi scolastici da recuperare e una certa pressione esercitata dall’organizzazione curricolare degli orari, che caratterizzano il Liceo Internazionale. Tuttavia la motivazione c’è stata sempre”.
Quali altri vostri impegni sul Teatro e sulla Letteratura sono in corso e quali affronterete a breve?
“I progetti realizzati e da realizzare quest’anno sono i seguenti: il concorso Dantedì: realizzare un cortometraggio cinematografico ispirato all’opera di Delacroix esposta al Louvre “La barca di Dante”.
Uno spettacolo teatrale per la celebrazione del 70° anniversario del Liceo, sulla tematica dell’emergenza climatica. L’elaborazione un cortometraggio sulla tematica dei diritti inviolabili dell’uomo (art. 2 della Costituzione). Redazione un romanzo collettivo in collaborazione con altre scuole in Francia, in Spagna e in Libano”.
Ragazze, ragazzi, quali sono state le maggiori difficoltà che avete riscontrato nel trasformare la novella in un testo teatrale?
“Riguardo i contenuti, ci à sembrata complessa “l’attualizzazione”. Infatti, per noi ragazzi “riscrivere” un’opera di Pirandello, autore vissuto a cavallo tra il XIX e il XX secolo, si è rivelato un lavoro difficile per due ragioni principali: da un lato, la presenza di un vocabolario abbastanza differente da quello dei nostri giorni; dall’altro, la difficoltà di rendere il più fedelmente possibile l’immagine dei personaggi descritti con le loro specificità, la loro personalità, dando vita a personaggi reali dei nostri giorni, ma senza snaturare l’opera dell’autore.
Inoltre, abbiamo anche dovuto riflettere sulla sceneggiatura, in quanto siamo stati limitati a solo due pagine di testo teatrale, il che non ci ha permesso di poter sviluppare in modo più approfondito le nostre molteplici “letture” di alcuni aspetti psicologici dei personaggi. Ad esempio, la difficoltà di rappresentare in maniera efficace i complessi sentimenti di Ciaula; in questo caso abbiamo trovato una soluzione al problema creando un dialogo tra due personaggi, nonché introducendo una voce narrante in modo da comunicare chiaramente alcuni aspetti della psicologia del personaggio.
Da un punto di vista tecnico, di scrittura, la maggiore difficoltà è stata quella di dover trasformare una novella in cui prevalgono le sequenze descrittive in un testo mimetico. Un’altra criticità incontrata nel nostro lavoro è stata quella di trovare le didascalie adatte alle scene rimanendo fedeli alle azioni della novella di origine.”
Quali elementi di attualizzazione avete introdotto e perché avete scelto questi temi?
“In uno dei nostri testi teatrali, “La vita passeggera”, dalla novella “Il dovere del medico”, abbiamo preferito introdurre il tema dell’eutanasia piuttosto che attenerci alla tematica del suicidio “classico” presente della novella originaria, allo scopo esprimere il dilemma dell’aiuto medico legato al consenso del paziente assistito. Nello specifico, il dottore si interroga sulla necessità di aiutare il paziente ad accorciare le sue sofferenze, il che rappresenta una decisione alquanto delicata che può essere vicina ad un atto di omicidio.
Un altro testo teatrale è frutto di una riflessione sui vari traumi fisici e psicologi che subiscono i soldati durante la guerra. Il nostro lavoro “Nelle trincee risplende la luna” ricontestualizza la novella Ciaula durante la prima guerra mondiale, al confine con l’Austria. Quando abbiamo cominciato a scriverlo le tensioni in Ucraina erano già presenti, ma non temevamo ancora la guerra. Proprio in corso di redazione del testo, è scoppiata la guerra in Ucraina. Questo ci ha convinto ancora di più del fatto che bisognasse scrivere su questo tema.
Il corto teatrale “La carriola e le frontiere dell’umano” offre una lettura della novella pirandelliana dal punto di vista degli animali, attraverso la tecnica di scrittura dello straniamento: a dibattere sullo sfruttamento degli animali da parte degli umani sono gli animali stessi, che in periodo di confinamento per il Covid, durante una videoconferenza sulla tematica delle frontiere dell’umano si inseriscono come hackers, decisi a rivendicare i propri diritti, anche nell’interesse degli stessi uomini e di tutto il pianeta.
Infine, “Crimini innocenti”, tatto dalla novella “Non si sa come” interroga la nostra difficoltà ad accettare i nostri propri errori. La domanda filosofica di Pirandello sugli atti incoscienti che si compiono ci mette difronte alla necessità di adattare la nostra propria coscienza agli schemi convenzionali in cui siamo imprigionati”.
.Quali riflessioni ha suscitato in voi l’Autore?
“Luigi Pirandello ci ha fatto riflettere sull’importanza – forse sull’impossibilità- di vivere una vita autentica, e sulle scelte difficili che a volte l’uomo è chiamato a fare. Ad esempio, la figura del medico, che viene insultato per avere salvato una vita contro la volontà del paziente, ha suscitato in noi un vivace dibattito. Le opere di Pirandello suscitano innumerevoli riflessioni sulla condizione umana perché la sua poetica non si riferisce ad un tempo passato ed estinto, ma al contrario, si presenta in continua evoluzione e può essere congiunta ad esperienze che viviamo nei giorni nostri.
Un’altra novella che abbiamo scelto per il nostro progetto – «Ciáula scopre la Luna» ci ha dato uno spunto per capire fino a che punto noi esseri umani siamo fragili ed esposti agli azzardi della vita, con il racconto della situazione misera dei lavoratori, la denuncia sociale, la paura. È proprio così che Pirandello, tramite le riflessioni che le sue opere inducono, ci ha permesso di collegare questo brano ad un evento storico che consideriamo di grande importanza: La Grande Guerra. Di fatto, è in questa maniera che noi liceali ci siamo resi conto dell’universalità del pensiero Pirandelliano: la sua poetica non si estingue nel tempo, al contrario è in continua evoluzione e può essere congiunta ad esperienze che viviamo oggi.
Attraverso la lettura delle novelle di Pirandello ed il lavoro svolto attorno alla sua opera abbiamo capito anche l’importanza e l’impatto delle parole sulle persone che ci circondano, ma anche riflettuto sul ruolo dell’amicizia, quello che rappresenta veramente e quello che le nostre azioni o parole possono generare in termine di reazioni ed emozioni”.
Qual è il vostro scrittore preferito?
“Tra gli autori che apprezziamo maggiormente vi sono Charlotte Bronte, Italo Calvino, Luis Sepúlveda, Dino Buzzati, Gianni Rodari, Bruno Munari. Tra gli autori stranieri i nostri preferiti sono Rick Riordan, John Ronald Reuel Tolkien, George Orwell ed Annie Ernaux”