“Il più grande merito che il lettore nei nostri tempi può riconoscere a Luigi Pirandello è quello di aver intuito l’esistenza di dinamiche, problemi e funzionamenti psicologici, ancora ai suoi tempi sconosciuti, che oggi sono al centro degli interessi di tutta la
nostra società”.
Così afferma Luigi Frangiamone, studente della V B del Liceo Classico “Ugo Foscolo” di Canicattì e autore del testo teatrale dal titolo “L’Espulsione”, che ha presentato il suo lavoro al Concorso “Uno, Nessuno e Centomila, con la guida della professoressa Carla Carafa.

Prendendo spunto dalla novella “La patente”, si ricostruisce il colloquio tra un professore e un suo alunno considerato un “cattivo ragazzo” dall’intero consiglio di classe, il quale richiede di essere espulso, destando così lo stupore del suo stesso insegnante
“I protagonisti di Pirandello – prosegue Luigi – sembrano quasi “usciti” dal resoconto di unfatto accaduto nei nostri giorni, e per il lettore, anzi, risultano spesso essere riflessi di alcuni pezzi della sua complessa personalità.
Spinto da questa convinzione, ho voluto tentare di evidenziare una tale connessione tra l’opera dello scrittore girgentino, partorita da questi in un’epoca talmente differente e lontana dalla nostra, e le situazioni in cui ogni individuo dei nostri tempi può imbattersi nel corso della sua vita”.
Nella novella “La patente”, facente parte della raccolta “Novelle per un anno”, la
storia di Chiarchiaro, del suo disagio di fronte ai pregiudizi dell’ambiente sociale in cui vive, e la sua definitiva e amara accettazione di questi pur di ritrovare un minimo sprazzo di pace e sollievo, possono benissimo richiamare alla mente una problematica molto sentita dei nostri tempi quale l’esclusione sociale in ambienti cruciali per la formazione della persona, quali la scuola.

“Fenomeni quali bullismo, “dispersione scolastica”, depressione giovanile e disturbi della personalità che si manifestano proprio in età scolare, sono spesso legati ad una cattiva o assente inclusione
dell’individio nell’ambiente sociale della scuola. Ormai è infatti inaccettabile l’idea secondo cui certe problematiche insorgano all’interno dell’individuo spontaneamente o per una “colpa” legata al soggetto in cui si presentano, mentre è opinione condivisa che siano sempre causate dalla difficile relazione tra un ragazzo e gli ambienti in cui vive”.
Nel breve elaborato “L’espulsione”, il ragazzo protagonista della messa in scena si ritrova in una situazione di disagio sociale, descritta dalle sue stesse parole di denuncia contro i professori che lo hanno sempre additato come un “cattivo ragazzo”, senza capacità di migliorare o di eccellere.
“Il meccanismo psicologico che si innesca nello studente- prosegue Luigi Frangiamone – ricalca in molti aspetti ciò che spesso si manifesta in ragazzi che nella vita reale si ritrovano nella sua stessa situazione, ossia di accettare l’etichetta e i pregiudizi su di lui fatti ricadere, pur di creare una condizione di tranquillità emotiva che allontani da lui ogni illusione ed ogni volontà di tentare a compiere un miglioramento della propria condizione.
Esplicativo per la comprensione di questo concetto è la metafora matematica usata dallo stesso studente, secondo cui “quello che genera dispiacere è l’ineguaglianza tra i membri di una stessa equazione”, e non i membri stessi: insomma non importa chi tu sia, bensì sapere che l’idea che tu hai di te e quella che gli altri si son fatti di te sia la medesima.
Inoltre il pessimistico pensiero finale espresso dal ragazzo, secondo cui dall’isolamento è possibile cogliere come guadagno l’isolamento dal mondo e dalla società per poi rifugiarcisi in una realtà distaccata e priva di rapporti umani, a priori giudicati come negativi a causa delle esperienze passate da egli provate, ha il proposito di descrivere un’altra grave piaga della società odierna, ovvero la sfiducia nei
confronti delle relazioni intime e il conseguente e nocivo rifiuto di evoluzione e apertura nel confronto col mondo esterno, fatto di persone diverse da noi stessi, considerabili ora arricchimento ora opposizione e difficoltà, necessarie però per la formazione della propria personalità”
La conclusione amara dell’intera vicenda, anche qui liberamente ispirata all’originale finale della novella pirandelliana, ha l’obiettivo di porre l’accento sulla concreta criticità del fenomeno sociale, e ricordare come nella realtà fatti del genere siano all’ordine del giorno, come anche sia impossibile da
ignorare la probabilità che le vicende non si concludano in modo positivo.