L’abuso sessuale, la discriminazione, la pandemia, le convenzioni sociali, l’uso delle nuove
tecnologie.
L’Istituto Tecnico Statale Tullio Buzzi, diretto dal professor Alessandro Marinelli,
affronta numerose delle problematiche del nostro presente e lo fa nel rispetto dell’Autore
delle novelle, ma anche ricorrendo a tecnicismi e a stratagemmi umoristici che ne
impreziosiscono il messaggio, dimostrandone la sconcertante attualità.

Con la guida della professoressa Rosaria Bux, a cimentarsi in ben otto lavori diversi sono stati gli studenti della V B indirizzo Moda: Jasmine Cecchi, Roberta Degl’innocenti, Irene Guadagno, Ginevra Delli, Aurora Milone, Emilia Xu, Anna Saletti, Rebecca Donati, Rosa Sanesi, Sofia Forlano, Andrea Cabras, Andrea Bardazzi, Samuele Bucciarelli, Lorenzo Nunziati, Chiara Carmagnini, Martina Sarti,
Tommaso Giuntini, Niccolò Sacchetti, Geremia Zampini, Federico Nigro, Matteo Bonacchi, Lorenzo Nencini, Filippo Drovandi, Vittorio Forasassi, Emma Romagnoli.
L’Istituto Tecnico Tullio Buzzi deriva dalla Scuola per le industrie tessili e tintorie fondata a Prato nel 1886, dunque ha una lunga storia. Nel corso del tempo la scuola ha assolto il compito di formazione dei quadri tecnici tecnici dell’industria locale, contribuendo, quindi, in maniera significativa allo sviluppo e all’evoluzione dell’intero comprensorio industriale di Prato.
“Tu ridi”, “C’è qualcuno che ride”, “Il soffio”, “Il bottone della palandrana”, “Lucilla”, “In
corpore vili”, “I piedi sull’erba” e “Quand’ero matto” sono in titoli degli elaborati presentati alla
scadenza del 20 febbraio. Ogni novella affronta un tema diverso.
–Professoressa, come avete deciso di sviluppare questi temi?
“Ho sempre pensato che cimentarsi nella lettura di Pirandello offrisse ai miei ragazzi la
possibilità di confrontarsi con un autore stimolante e, quindi, in grado di poter suscitare in
loro riflessioni su temi molto attuali. Per cui ho proposto loro di scegliersi alcuni “compagni di
viaggio” e condividere la lettura di alcune novelle alla ricerca di uno dei temi proposti dal
concorso. La sfida è stata raccolta con entusiasmo”.
–Quali impressioni scaturiscono nei ragazzi dalla lettura di Luigi Pirandello?
“I ragazzi leggono poco per cui, di solito, si pongono di fronte ad ogni autore proposto a
scuola con molta diffidenza. Pirandello credo che non sia stato da meno. Il lavoro di
scrittura, secondo me, ha, però, abbattuto il muro della diffidenza e riconciliato la classe con
l’autore. Per cui credo che sia successo proprio al contrario: prima hanno conosciuto
Pirandello lavorando alla scrittura e, poi, lo hanno letto apprezzandolo”.
–Con quali sentimenti i suoi studenti hanno vissuto gli ultimi due anni e in che modo, come
insegnanti, avete potuto affrontare oggettive difficoltà?
“Gli adolescenti hanno sofferto molto la pandemia e le restrizioni, non solo per un problema
di learning loss ma, soprattutto, per la perdita del “contatto” con i pari e la socializzazione
quotidiana la cui parte preponderante avviene a scuola. In questi due anni, ho cercato di
proporre attività di cooperative learning affinché i ragazzi potessero lavorare in piccolo
gruppo sviluppando una interdipendenza positiva e imparare socializzando”.
–Abbiamo già avuto modo di conoscerla in occasione della prima edizione del Concorso.
Allora era con un’altra scuola, ma la sua passione per il laboratorio teatrale è rimasta intatta.
Come nasce la sua passione per il Teatro?
“La passione per il teatro mi è stata trasmessa da mia madre: lei è un’assidua frequentatrice
del teatro della nostra città e, non avendo parenti a cui affidarmi, mi portava con sé. Una
delle prime rappresentazioni che ricordo è stato un allestimento della Madre di Brecht con
Pupella Maggio. Non avevo ancora dieci anni. Di alcuni spettacoli ricordo ancora alcune
scene e la visita agli artisti nei camerini. Spesso mi sono chiesta cosa riuscissi a
comprendere di testi così difficili ma, per una bambina così piccola, andare a teatro
rappresentava un appuntamento ricorrente accompagnato da alcune ritualità: un bel vestito,
dei luoghi eleganti, il batticuore al buio prima dell’inizio, gli applausi. Al liceo, il mio
professore di lettere comprese la mia passione e cominciò a propormi la lettura di autori di
teatro. Il passo successivo è stata la regia”.

–Ragazzi, che cos’è per voi il tempo presente e che cosa immaginate per il futuro?
“A noi piace vivere minuto minuto, senza pensare dunque al futuro, perché per noi il
presente è un qualcosa di prezioso; al futuro non badiamo tanto, per paura di trascurare
anche solo i minimi dettagli che la vita ci offre, così successivamente nella testa non ci
risuonerà la domanda “cosa sarebbe successo se avessimo reagito diversamente?”.
Immaginiamo e ci auguriamo il futuro, quindi, senza rimpianti o rimorsi, siamo in grado però di
affrontare ogni circostanza”.
–Essere connessi quanto è importante per voi?
“Tenerci aggiornati sicuramente è molto importante, ci piace parlare di attualità perché
sono cose che riguardano il nostro mondo e soprattutto il nostro futuro”.
-I temi che avete scelto di affrontare nei corti teatrali sono molto forti. Quali emozioni intendevate trasmettere? Quali messaggi?
“Siamo stati ispirati da situazioni che ci circondano tutti i giorni, situazioni concrete che
abbiamo voluto solamente riprodurre in scene attuali e quotidiane, non solo nostre ma
appartenenti a tutto il mondo. Dunque non parliamo solo di “gruppo classe”, bensì di
“società” e come incredibilmente Pirandello riesca ad essere, nei temi, nelle emozioni, nelle
situazioni quotidiane, così attuale ai giorni nostri. Volevamo trasmettere il nostro supporto, la
voglia di esser liberi dopo due anni di pandemia; volevamo trasmettere il messaggio di
pensare con la propria testa, quindi di non star dietro alla gente; di essere coraggiosi in ogni
circostanza.
Con l’aiuto della professoressa siamo stati in grado di capire al meglio il contenuto e il
messaggio dell’autore, così da poter rendere più moderna e attuale l’opera di Pirandello con
qualche aggiunta di attualità dei nostri giorni.

Probabilmente senza il suo aiuto non avremmo colto al meglio il
messaggio dell’autore ma, una volta fatto, siamo rimasti davvero impressionati da come
Pirandello possa lanciare messaggi molto intimi, profondi ma che in qualche modo ti
coinvolgono rendendoli attuali e veri al giorno d’oggi. Ci ha fatto soffermare a riflettere su
aspetti riguardanti la società a cui apparteniamo, facendoci aprire lo sguardo su di essa”.
–Generalmente, attraverso quali canali vi tenete informati?
“Troviamo in minoranza giornali quotidiani, televisioni, chiacchierate con adulti come mezzi
informativi, ma sicuramente i social raggiungono il primo posto. Hanno un ruolo molto
importante dal punto di vista comunicativo perché come si dice “la nostra generazione vive
con il telefono in mano”.
–Come avete vissuto gli ultimi due anni?
“Abbiamo vissuto la pandemia come un qualcosa che ci è stato negato, metà della nostra
adolescenza l’abbiamo quindi vissuta in quarantena. In terza con la DAD non avevamo
questo gran rapporto, proprio perché era un qualcosa di nuovo: quindi sia noi che i
professori ci siamo trovati in difficoltà. Dalla quarta abbiamo iniziato a prenderci la mano,
nonostante ci mancassimo a vicenda. Anche solo una pacca di supporto dopo
un’interrogazione o una risata a ricreazione, ne sentivamo proprio il bisogno. Anche i
professori erano d’accordo con noi, soprattutto spiegare dietro uno schermo dev’essere
stato parecchio difficile. Fortunatamente ad oggi siamo tornati quasi alla normalità, rivederci
tutti quanti in una classe (nonostante mascherine e distanza di sicurezza) è stata una
grande emozione. Abbiamo tutti un grande rapporto e soprattutto rispetto reciproco, per non
parlare del supporto che ci diamo a vicenda in ogni situazione scolastica”.