Un monologo intenso sulle inevitabili conseguenze della morte, da un lato, e la stanza di un ospedale, la cura e la guarigione, dall’altro.
La compassione è l’elemento di congiunzione tra i due lavori presentati, anche in video, dagli studenti del Liceo Scientifico Italiano Statale Edoardo Amaldi di Barcellona, guidati dal professor Angelo Nicotra.
“Se…” di Antonio e Ida Ruggiero e “Il marito di mia moglie” di Luca Ninou Giordano affrontano temi diversi: nel primo caso, siamo dinanzi “all’inversione ottimistica – nella riscoperta, posta-pandemica, dei rapporti umani – di un umorismo pirandelliano, tendenzialmente pessimista”; nel secondo caso, invece, siamo di fronte al “desiderio di controllare le vite degli altri, paradigma di un “ego” attualmente moderno. O specchio della debolezza della razza umana?”
Così dalla scheda di partecipazione.
Professor Nicotra, insegnare la Letteratura italiana ai giovanissimi può essere considerata una sfida?

“Francamente appare difficile rispondere a questa domanda. Nelle classi che ho avuto l’onore di avere, parrebbe di no ma, statisticamente, gli alunni attraversano a scuola varie fasi di vita con variabili, come la pandemia, o guerra in Ucraina, spesso imprevedibili sulle loro conseguenze attentive. Propendo per il fatto che la sfida ad attirare la riflessione sia una costante atemporale per gli insegnanti e che, in un Liceo, sia tendenzialmente più semplice, negli alunni, riscontrare interessi letterari, che abbiamo imparato a stimolare da tempo con la multimedialità di una LIM; ma, in una città come Barcellona, è anche complesso ricondurre la riflessione ai valori o culture dei secoli scorsi, a volte incomprensibili, se si rimane assenti dalle lezioni per lunghi periodi, perdendo il filo delle lezioni, e di certe logiche temporali”.
Quali sono gli strumenti didattici di cui si avvale per avvicinarli al Teatro, alla Poesia, alla Narrativa?
“L’analisi del testo, narrativa e poetica, mi è servita molto. Inoltre il multimediale aiuta, mediante una collazione guidata. Sin dal primo anno propongo un testo di E.A. Poe declinato nelle varie forme, da testo narrativo originale a monologo di G. Giannini, a fumetto, a cortometraggio in 4 parti. Questo aiuta moltissimo, con apposita scheda finale comparativa, a indirizzarli sui vari linguaggi di comunicazione, confrontandoli e ricostruendone le essenzialità”.
Ninou, segui un laboratorio di teatro? Hai seguito dei corsi di recitazione? Quali tensioni emotive hai voluto trasmettere con il tuo monologo? Quale messaggio?

“Adesso non seguo nessun corso di teatro. Due anni fa feci parte di un corso di recitazione in italiano a Barcellona, in un teatrino chiamato “Il Piccolo”. Le tensioni emotive del monologo sono legate ad una sensazione di impotenza da parte del protagonista, che nella sua condizione, sembra quasi arrendersi al destino che sarà successivo alla sua morte.
Allo stesso tempo il personaggio freme dalla voglia di trovare un modo di evitare questo fatale futuro, cioè di ucciderlo. Purtroppo la sua missione di evitare questo legame tra sua moglie e Florestano non ottiene esito.
La sofferenza di Luca all’idea di perdere Carluccio e sua moglie non è la stessa nella mente di sua moglie, che è persino scontrosa nei confronti di Luca quando lui è geloso di Florestano.
Luca teme di perdere suo figlio, che secondo lui può cadere facilmente nelle mani di Florestano e così di perdersi anche spiritualmente nelle menti delle ultime persone che lo hanno accompagnato. Un messaggio dell’opera può essere legato all’insicurezza davanti a certe situazioni, nelle quali se non si agisce in tempo ci si può trovare in un momento di ulteriori difficoltà”.
–Ida e Antonio, avete girato un video in cui portate in scena il dramma della malattia, la compassione di un’operatrice sanitaria che ha anche molto sofferto. Quali sentimenti vi hanno sostenuto dalla scelta della novella, alla scrittura del testo e poi alla messa in scena?

“Insieme – spiega Ida – abbiamo letto varie novelle dell’autore, ma sin dalle prime righe della novella “Se…” , ci ha colpito l’incontro dei due ex combattenti e cari amici di guerra. E da qui, il collegamento alla realtà che vivevamo in quei giorni, dove solo una vicinanza del genere era in grado di dare conforto alla solitudine degli ammalati senza consolazione delle famiglie. D’altronde questa vicinanza professionale ma anche carnale, sin da piccola è sempre stato il mio sogno… per questo, ogni ispirazione nello scrivere questa novella nasce da un sogno che persiste in me: l’amore per la Medicina in ogni sua sfaccettatura”. “Io invece – aggiunge Antonio -, ho supportato mia sorella nelle vesti di “Vittorio Lucan”, atleta purtroppo malato di covid; ci tenevo tanto al suo personaggio in quanto gioco a calcio, ma ho voluto anche smentire l’idea che il covid non colpisse i giovani. Affinché arrivasse il messaggio dell’importanza della salvaguardia del prossimo. Infine, speriamo che il nostro messaggio sia arrivato a Voi tutti. E Vi ringraziamo per l’invito ad Agrigento”.