In scena sono presenti sette sedie: una è posizionata sul proscenio, le altre sei sedie sono disposte specularmente tre a tre e c’è anche una valigia…
Comincia così Correva l’anno 1924, il lavoro di dieci ragazzi della classe 5A del Liceo classico I.I.S. Veronese di Chioggia curato dalla professoressa Olimpia Capodanno.
Un intenso studio portato avanti insieme al formatore teatrale, professoressa Patrizia Aricò.
L’adattamento teatrale con cui la classe partecipa la nostro concorso parte dalla novella Il figlio cambiato. Lo scritto di Pirandello si mescola ad altri linguaggi espressivi dalla musica alla danza al gioco con e sulla parola. La tematica centrale è quella della censura. Abbiamo chiesto alla professoressa Capodanno di raccontarci come è stata sviluppata l’esperienza.


Gli studenti come hanno sviluppato il lavoro?
Siamo partiti da una lettura approfondita del testo, che abbiamo analizzato e contestualizzato.
In seguito ci siamo confrontati, abbiamo fatto un brainstorming di pensieri e idee e poi abbiamo iniziato a
scrivere, modificare il testo originale, adattandolo alle nostre esigenze sceniche e rendendolo conforme al
nostro progetto e alle nostre conoscenze.
Com’è avvenuta la scelta della novella?
Confrontandoci con la professoressa, abbiamo scelto “il Figlio Cambiato” pensando che potesse essere
riscritta in chiave originale, adattandola al contesto storico nel quale è nata.

Conoscevano già Pirandello?
Inizialmente non sapevamo quasi nulla di Pirandello, la nostra conoscenza dell’autore è andata quasi di pari passo con questo progetto. Anzi, è stato proprio con questo testo che ci siamo approcciati per la prima volta a questo autore, imparando a conoscerlo pian piano, parola dopo parola.
Ed è stato questo il bello, conoscere un autore partendo direttamente dalle sue parole, confrontandoci con esse e trovando un punto di incontro, di condivisione, di dialogo.
Quali sono le riflessioni scaturite durante il lavoro?
Sicuramente l’impronta che abbiamo dato al progetto ci ha portati a riflettere sul rapporto tra intellettuali e potere, quanto di fatto sia pericolosa la censura, il fatto di impedire l’espressione di idee e pensieri.
E siamo arrivati alla conclusione che l’arte, in tutte le sue forme, debba essere una forma di espressione
libera, priva di restrizioni o limitazioni.

Come si stanno preparando per mettere in scena il copione?
Fin da subito l’idea è stata quella di dare vita al nostro lavoro, di donargli un corpo, un’emozione, musica,
colore. Quindi, appena abbiamo ultimato il testo, abbiamo subito iniziato a provare la messa in scena, a iniziare a plasmare le parole che erano su carta.
Tutti si sono messi in gioco, ognuno ha condiviso la sua personalità, le sue idee, la propria anima.
Ed il risultato è stato, in ogni caso, inevitabilmente, qualcosa di bello, qualcosa di unico e speciale