Giocare a “fare il teatro”, ma anche scegliere di affrontare temi come la violenza di genere, provando a trovare una via d’uscita, una soluzione ai problemi.
Il Liceo Scientifico, Biomedico, Matematico, Scienze Applicate e Linguistico “Leonardo” di Agrigento, la cui Dirigente Scolastica è la dottoressa Patrizia Pilato, partecipa alla VI edizione del nostro Concorso con due lavori: “Catarsi” e “L’alba della speranza” .
Con la guida della professoressa Piera Siragusa, gli studenti Alessio Cardilicchia, Swami Ciulla, Fabiana Coppola , Gabriele Grassia, Maria Messina, Elena Palillo, Chiara Triassi, hanno presentato “Catarsi”, un riadattamento della novella di Pirandello “Leonora, addio!”

Tanti i temi che sono riusciti a sviluppare: il metateatro; la funzione terapeutica della fantasia e dell’arte (nella fattispecie il teatro), fuga e via di salvezza dalle trappole della vita (amore/ossessione, famiglia); contrasto vita/forma; violenza di genere.
– Professoressa, nel lavoro presentato dai ragazzi si realizza un’interessante relazione tra Pirandello e Ibsen. Nora e Mommina subiscono il marito, ma i loro destini sono totalmente diversi. Più che il bisogno di far ribellare Mommina, forse nel testo in concorso si avverte la necessità di far prevalere la vita, rispetto a una non vita. Come si è sviluppata l’idea?
Credo che , nella fase di creazione e progettazione di Catarsi , sui ragazzi abbiano influito in particolare le suggestioni dalla novella La Trappola che è stato uno dei primissimi testi di Pirandello letti e analizzati insieme in terzo anno. Ricordo che erano stati particolarmente colpiti dalle tematiche pirandelliane e che erano così autenticamente interessati da cimentarsi, in occasione della partecipazione ad un concorso in lingua tedesca, nella produzione di un corto proprio sul tema del contrasto vita /non vita.
Non mi ha sorpreso, dunque, la loro urgenza di esprimere nel testo questo tema che sono riusciti ad adattare alla vicenda di Mommina.
– Il ruolo della regista è determinante nella scelta della protagonista, può spiegarci come è nato questo personaggio?
Nel corso del triennio i ragazzi della VA L si sono mostrati particolarmente sensibili alle problematiche relative alla violenza di genere; pertanto, penso che, per loro, sia stato naturalissimo sviluppare questo tema a cui la novella Leonora , Addio! ben si prestava. In un’ottica di attenzione all’universo femminile è sembrato opportuno evitare lo stereotipo del regista di genere maschile; inoltre, la figura della regista-donna ha consentito di rappresentare tra i due personaggi, Sofia e regista, quella complicità e quell’empatia fra donne che in Catarsi è essenziale perché l’attrice Sofia superi la sua crisi e torni a rivestire il ruolo di Mommina.

– Quanto tempo hanno lavorato i ragazzi e quali reazioni ha suscitato in loro la lettura della novella?
Gli allievi della VAL hanno lavorato alla produzione di Catarsi per tutto il corso del primo quadrimestre; d’altra parte, non poteva essere diversamente: la trasposizione di un testo in prosa in un testo teatrale non è affatto un lavoro scontato per i ragazzi; per cui abbiamo lavorato con un approccio laboratoriale sia per la scrittura del testo sia per la drammatizzazione, per la quale ci siamo improvvisati registi e attori, pur non avendo nel campo esperienza o competenze specifiche. Gli allievi si sono mostrati curiosi e interessati sin dalla fase della lettura analitica della novella Leonora, Addio! in cui hanno presto individuato temi e motivi che poi avrebbero sviluppato in Catarsi e, successivamente, sono sempre apparsi impegnati, coinvolti e con tanta voglia di “giocare a fare teatro”.
