Il Liceo Classico Luciano Manara di Roma ha deciso di partecipare al nostro concorso con un lavoro liberamente tratto dalla novella “La carriola” .
L’opera racconta di un professionista ineccepibile, purista della lingua italiana trascorre una sera a cena con un gruppo di persone che parlano dialetti diversi. Inizialmente infastidito dalla totale libertà rispetto alle regole dei dialetti, ne rimane al tempo stesso affascinato così da esserne addirittura ossessionato.

Il Liceo classico Luciano Manara di Roma dunque, diretto dal professor Pietro Giovanni Pastorello, torna per la seconda volta ad Agrigento per partecipare al Concorso “Uno, nessuno e centomila” con un lavoro dal titolo “Non mi sento la lingua”.
A scrivere il testo e poi ad interpretarlo sono sei studenti delle classi 1^B , 1^ D e 3^ D: Chiara Ciani, Leonard Robert Grancea, Francesca Mancusi, Matteo Marazziti, Sofia Migliaccio, Christian Patella. Ma la supervisione e la regia del corto, che sarà proposto ad Agrigento, sono state affidate a Marta Sarro, studentessa universitaria, già vincitrice nel 2022 del 1° premio per la sezione video con le sue compagne della 3^G dello stesso liceo. Il lavoro è stato liberamente tratto dalla novella “La carriola” .

Referente del progetto è la professoressa Michela Gallozzi.

–Professoressa, il lavoro dei suoi studenti si ispira a “La carriola”. Il personaggio della novella di Luigi Pirandello è un avvocato, stimato professore di Diritto, che non si concede mai alcuna divagazione. Nel lavoro dei suoi studenti siamo davanti a un linguista altrettanto serio, che di nascosto non costringe il suo cane a fare la carriola, ma si concede il lusso di parlare in modo colloquiale. Può spiegarci meglio?
Nella novella “La carriola” il protagonista è un professionista che ha un’immagine impeccabile in società, è molto rigoroso, molto severo. Nella nostra rivisitazione è rappresentato dal personaggio di Italiano, un purista della lingua. Costui crede fortemente che la Lingua italiana non debba avere inflessioni dialettali. Quando, però, si viene a trovare a cena con persone che parlano dialetti diversi, capisce quanto la sua vita poi in realtà sia monocolore, monotona, e quanto invece la diversità sia sinonimo di allegria e di libertà. Ne rimane profondamente colpito. Ritorna a casa e da quel momento in poi è ossessionato da questa sua considerazione, al punto che decide di inserire all’interno del vocabolario di lingua italiana usi e parole che sono entrate nell’uso comune. Sono usi che, chiaramente, non rispettano le norme grammaticali: per esempio l’uso transitivo di verbi che dovrebbero normalmente essere intransitivi come “scendere il cane”, o aggettivi come petaloso, che anni fa fu inserito nel vocabolario, dopo esser stato inventato da un bambino. Come il protagonista della novella, quando è da solo nelle quattro mura domestiche, perde la sua consueta rigidità e si mette a fare la carriola al cane, il professor Italiano, purista della Lingua, quando è da solo comincia a modificare l’uso corretto di alcune forme della grammatica italiana”.
– Come avete sviluppato l’idea, dopo la lettura della novella?
A differenza dello scorso anno, in cui avevamo scelto una novella poco conosciuta, quest’anno, invece, l’idea è partita proprio da una delle novelle che maggiormente vengono lette a scuola e non soltanto al liceo. È una novella che generalmente si legge anche nella scuola media, a volte in terza media o nel programma del secondo anno delle scuole superiori, per poi essere ripresa il terzo anno, quando si studia Pirandello come Autore nella Letteratura Italiana. Questo è il motivo per cui la sceneggiatura inizia con una serie di riferimenti anche a novelle altrettanto note come “Ciaula scopre la luna” o “Il treno ha fischiato”. L’idea è nata proprio da questo: certe novelle ormai sono talmente entrate nell’uso della didattica da non sorprendere più, da non incuriosire più, da non suscitare interesse. Allora, abbiamo pensato di dar loro nuova vita, di rinfrescarle e renderle più godibili ai ragazzi.
– Smontare la rigidità di un professore li avrà indubbiamente divertiti. Quali riflessioni hanno sviluppato in classe?
Smontare la rigidità di un professore, no. I ragazzi su questo non hanno troppo riflettuto, ma sicuramente si sono divertiti a cogliere l’aspetto più estroso dei dialetti. Per interpretarli meglio, si sono fatti persino aiutare da professori improvvisati cioè da loro compagni, magari di origine calabrese, campana o milanese. Sono andati a scuola di dialetto. L’aspetto della didattica più divertente non è stato prendere in giro il professore e desacralizzarne un po’ la figura, quanto invece scoprire che si può imparare e divertirsi ad imparare anche qualcosa che è un po’a latere, a margine rispetto a quella che è la didattica tradizionale.
Come si evolverà la lingua, secondo il loro punto di vista?
La lingua si è già evoluta, perché basterebbe soltanto sentire il loro nuovo modo di parlare, il loro slang che ormai ci ha relegati nella categoria dei boomer: un termine ormai diventato abbastanza diffuso per individuare tutte le categorie che non sono quelle dei giovani e che parlano una lingua che, a detta loro, ormai è desueta
È meraviglioso che oggi ci siano giovani che abbiano la passione del teatro e dedichino tanto tempo del loro anno scolastico alla preparazione dei vari lavori. Complimenti alla loro professoressa che li appoggia e sostiene con amore nel loro percorso.
Abbiamo avuto modo di conoscerla ed è una docente straordinaria. Riesce a motivare e incoraggiare gli studenti, li aiuta a sviluppare la propria creatività e i propri talenti, in particolare attraverso lo studio di Luigi Pirandello, delle Sue Opere e del Suo Teatro.