Una pagella custodita nell’Archivio storico del Liceo diventa “La patente” di uno degli allievi più insigni dello storico Istituto: Luigi Pirandello.
Un documento che diventa spunto di riflessione e che evidenzia i disagi di una gioventù che, ieri come oggi, si sente spesso incompresa.
La classe III D del Liceo Classico e Musicale “Empedocle” di Agrigento partecipa al Concorso Uno Nessuno e Centomila con un cortometraggio dal titolo “Però i conti non tornano”, liberamente ispirato a “La patente” di Luigi Pirandello.
Maria Vittoria Airò Farulla, Giorgio Bosco, Matteo Brucculeri, Benedetta Caldarone, Chiara Centineo, Giorgia Danna, Giorgia Di Vita, Enrico Maria Dispenza, Chiara Infantino, Elisa Insalaco, Anna Gioia Manzone, Eden Miccichè, Giorgia Morgante, Elsa Quaranta, Annarita Asia Saieva, Mattia Samaritano, Javier Andrea Sanfilippo, Silvia Cristina Siracusa, Simona Mariarosaly Sutera Sardo, Luca Tagliarini, Martina Tessitore, Anna Traversa e Valeria Virone sono stati seguiti dalla professoressa Anna Maria Di Nolfo, referente del progetto.

-Professoressa, quale novella è stata fonte di ispirazione del vostro elaborato e come si è sviluppato il lavoro?
Fin dall’inizio, l’idea è sempre stata quella di raccontare qualcosa che partisse da noi, dalla realtà
giovanile, dalle relazioni interpersonali e, il fatto di avere nell’archivio storico del Liceo classico e
musicale “Empedocle” la pagella di Luigi Pirandello, si è presentato, fin da subito, come
un’ispirazione a cui aggrapparsi.
Siamo partiti da un dato concreto, un documento, e dalla materia hanno preso il via le astrazioni che
ci hanno indotto a pensare che “La patente” fosse il testo giusto a cui ispirarsi.
E’ vero, si tratta di una delle novelle più note e, forse, più abusate, ma proprio per il fatto di essere
la più conosciuta ci poteva consentire di cucire altro su di essa e, senza perdere il messaggio
originario, agevolare il nostro processo di comunicazione. L’idea che la pagella potesse essere
interpretata come la patente dello stesso autore, apparve subito ai nostri occhi molto originale e
spiazzante al tempo stesso. “Il genio” attraverso quel documento appare un giovane comune di
capacità medie. Perché? Chi tra i due agenti, Luigi Pirandello, come alunno, e il sistema scuola,
come docenti, ha fallito? Non lo sapremo mai, poiché è sempre molto difficile manifestare l’essenza
di se stessi ed è quasi impossibile cogliere nell’altro le sfumature latenti che spesso fanno la
differenza nelle relazioni tra il sé e l’altro.

–Colpisce, infatti, che Luigi Pirandello non sia stato compreso dai suoi insegnanti. Quali sono state,
rispetto a questa scoperta documentale, le reazioni dei ragazzi? O forse era già a loro nota e
proprio per questo hanno deciso di svilupparla?
Scrutando e analizzando le espressioni dei ragazzi che per la prima volta vedono la pagella di Luigi
Pirandello, sembra che in quel momento si materializzi il meccanismo di “avvertimento del
contrario” e di “sentimento del contrario” tanto caro al nostro Autore. In un primo momento, infatti,
ai ragazzi scappa un sorriso e quasi subito dopo la loro espressione si fa seria. Tutti rimangono
colpiti dai risultati non proprio brillanti e dal fatto che uno studente dotato di estrema sensibilità e di
eccellenti capacità intellettive non sia stato compreso dai suoi insegnanti. Dove ricercare la causa?
Nello sviluppo del nostro lavoro siamo partiti da questa indagine e abbiamo cercato di immaginare i
motivi dei risultati disattesi. Nello stesso tempo, il prezioso documento d’archivio, nella fantasia di
una classe di maturandi del 2023, è diventato uno specchio per riflettere le contraddizioni,
l’incomunicabilità in ogni forma di relazione e le ansie giovanili di studenti che, ieri come oggi, non
sempre sentono di essere compresi.
Luigi Pirandello, nell’operazione di ricerca di verità effettuata dai giovani studenti, è uno di loro e
come loro è stato visitato dall’inquietudine, dalla noia, dall’ansia del futuro o dalla prospettiva di
lasciare la propria terra.

–La patente c’è, dunque, ma non corrisponde alla genialità del nostro Autore. Qual è il suo rapporto
con i suoi studenti?
Sì, I conti non tornano e, purtroppo, a volte capita che nelle relazioni interpersonali si inneschi il
meccanismo dell’incomunicabilità. Sarebbe necessaria a tutti una media dose di empatia e i docenti,
in particolare, in quanto educatori, non possono eludere tale dote. Ogni giorno un insegnante mette
a verifica le sue potenzialità relazionali e la sua capacità di trasmettere, non un sapere, ma
l’emozione che c’è dentro un sapere. Non è facile, perché è come trovarsi ogni giorno su un
palcoscenico, non per fingere, ma per costruire la vita vera. Con i miei studenti penso di avere un
rapporto di intesa, sicuramente non si può piacere a tutti, ma dall’affetto che mi giunge da tanti ex
allievi, arguisco di avere lasciato in loro qualche segno.
Di recente ho scoperto, per caso, attraverso i social, che un mio ex alunno, apprezzato stilista, in un
post in cui parla di se stesso, mette in risalto l’importanza della letteratura studiata sui banchi di
scuola, per la sua realizzazione personale e professionale, ed esalta il metodo didattico della sua
insegnante di italiano e latino, che definisce “unconventional”. Devo ammettere che il suo
apprezzamento mi ha molto lusingato, anche perché ho sempre pensato che un docente attraverso la
sua disciplina deve spesso intraprendere percorsi non convenzionali per aprire prospettive inattese.
A tal proposito, prendo a prestito il titolo di un saggio di Franco Lorenzoni per affermare un mio
pensiero: bisogna “Educare controvento“.

–Ritiene che oggi la scuola sia molto diversa rispetto a quella di un tempo e, se sì, perché?
E’ diversa la società in cui viviamo e di conseguenza è diverso il sistema educativo di cui la scuola
fa parte. Chiaramente la diversità a cui faccio riferimento non include una connotazione positiva o
negativa, non si può dire cosa sia migliore o peggiore; la differenza la fanno sempre gli uomini che
operano nell’ambito di un’istituzione, non uomini perfetti, ma uomini che credono nel valore
dell’umanità e lasciano un segno costruttivo negli ambiti in cui agiscono quotidianamente. I nuovi
mezzi tecnologici rendono la scuola più innovativa, tutto ormai ha un ritmo diverso, ma oggi, forse,
i ragazzi sono più fragili e anche più soli. Negli ultimi tempi, infatti, si parla spesso di Hikikomori,
la sindrome dell’isolamento che colpisce gli adolescenti che non sanno reagire alle eccessive
pressioni di realizzazione sociale. A volte, è molto difficile entrare nel mondo dei ragazzi di oggi;
sono troppo legati ai cellulari, ai social e, spesso, perdono il contatto con la realtà vera. Credo,
però, che oggi la scuola sia molto più aperta verso il confronto con le iniziative culturali che
provengono dall’esterno e, nello specifico, eventi come il Concorso Uno Nessuno e Centomila, per i
contenuti e per la portata internazionale, non possono che fare bene ai ragazzi e ai docenti, perché
stimolano al confronto creativo, che non è cosa da poco; restiamo sempre nel recinto dell’”educare
contro vento” di cui si parlava prima. Dare agli studenti nuove possibilità di apprendimento,
attraverso il mettersi in gioco, produce esperienze culturali che rimarranno indelebili nella loro
memoria. A tal proposito, colgo l’occasione per ringraziare il Dirigente Scolastico del Liceo
Classico e Musicale “Empedocle”, Prof.ssa Marika Helga Gatto, per aver promosso la nostra
partecipazione a questo prestigioso concorso e per la sua attenzione verso una scuola in
trasformazione.

–Il testo è ricco di riferimenti all’opera pirandelliana. Come reagiscono in genere i suoi
studenti, anche di altre classi, quando leggono e studiano questo grande Autore? Quali
sentimenti suscita in loro?
Nella realizzazione del lavoro abbiamo messo in atto alcune contaminazioni intertestuali, che si
richiamano e si intrecciano. “La patente”, come già detto, è il testo pilota, ma è presente il
monologo del “padre” dei “Sei personaggi in cerca d’autore” ed anche un piccolo riferimento a “La
favola del figlio cambiato”. Luigi Pirandello, tra gli autori della letteratura italiana, è sicuramente il
più inclusivo; la sua opera, la sua visione della vita e la sua poetica hanno un potere attrattivo
incredibile sui ragazzi, che il tempo non potrà scalfire. Gli alunni, quando leggono e studiano Luigi
Pirandello ritrovano i meccanismi delle relazioni personali e sociali a cui magari prima non avevano
pensato e rivedono se stessi agiti dalla società del loro tempo in un perenne Così è (se vi pare).
