Il recupero di strumenti dell’antica arte contadina, la ricerca sulle tradizionali tecniche agricole, la raccolta di canti, gesti, parole di un mondo che fu.
Alcuni ragazzini di Canosa di Puglia ci conducono nei luoghi delle nostre comuni radici con una rappresentazione de “La giara”, una delle più belle novelle di Luigi Pirandello.
Un testo drammaturgico che intende porre l’accento sull’umanità e la dignità del lavoro.
Sgomenta, oggi, dover toccare questi temi, nel corso di una pandemia e quando il lockdown ha bloccato l’economia di tanti Paesi nel mondo.
In questi giorni, quando si parla di lavoro, si discute di cassa integrazione in deroga, di licenziamenti, di imprese in difficoltà, di Comuni a rischio default.

Eppure lo spaccato di vita contadina offerto dagli alunni delle II classi (sez. A, B, C, I) dell‘Istituto Comprensivo G. Bovio-G.Mazzini, ci riporta ad una realtà semplice, in cui il frutto del lavoro è l’olio d’oliva, prezioso alimento e vera eccellenza della nostra Dieta Mediterranea.
Un ritorno alla terra, che viene visto come occasione per ritrovare un modo diverso, più autentico, del vivere.
Lo stress della vita quotidiana, i disastri ambientali, il desiderio di sempre maggiori comfort, di sempre maggiori ricchezze, ci hanno reso meno rispettosi gli uni degli altri.
E anche meno attenti ai delicati equilibri del nostro stesso pianeta.
Il lockdown ci ha costretto a fermarci e a rivedere le nostre priorità. Chissà che il futuro non ci riservi qualcosa di buono, dopo la crisi!
Questi ragazzini pugliesi ci fanno sperare che sia possibile.
Per l’Istituto di Canosa si tratta di un ritorno.

<<Anche quest’anno i nostri studenti, sono stati felici di partecipare per la terza volta al concorso “Uno, nessuno, centomila” – afferma la professoressa Filomena Stellino -.
Si sono cimentati in una novella di Pirandello, guidati da un gruppo di insegnanti, i professori Di Nicoli, Lenoci, Formiglia, Napoletano, Porcelli, Serra ed io.
Tutti fortemente motivati e convinti – come del resto la dirigente, la dottoressa Roberta Saccinto – del grande valore educativo, pedagogico e culturale del vostro concorso.
La scelta della novella – prosegue la professoressa – è stata finalizzata alla valorizzazione del nostro territorio e ai suoi luoghi che richiamano in particolare quelli pirandelliani>>.
Nel 2018 la loro scuola ha meritato un secondo posto con “I galletti del bottaio”. Nel 2019 hanno vinto il primo premio con “Ciaula scopre la luna”.

Singolare la similitudine con i luoghi sotterranei di due città, Agrigento e Canosa, con ipogei che in entrambi i casi sono divenuti fruibili.
<<Ancora una volta con “La giara” – spiega la prof. Stellino – emerge il forte parallelismo che accomuna le nostre due regioni nell’ereditare un patrimonio derivante dalla civiltà contadina, con i suoi caratteristici prodotti mediterranei come l’ulivo e l’olio>>.
La freschezza della novella di ambiente contadino ben si concilia con le nostre tradizioni vissute nei campi.
Il cortometraggio è stato girato proprio durante la raccolta delle olive. Ha offerto uno scenario suggestivo per la rievocazione del contesto e di tutto il contorno: carri, animali, teli, verghe, canti, danze, palmenti, dialoghi e attrezzi caratteristici, tra cui i famosi contenitori per l’olio.
<<In questi ambienti – prosegue la professoressa – si è proceduto al racconto fedele di come i nostri antichi olivicoltori operavano.
Anche la ricerca di canti ha accompagnato e arricchito questi momenti, donando ai nostri alunni un bagaglio culturale e formativo di esperienze teatrali particolarmente significativo.
La fatica contadina messa in scena dai nostri alunni si compenetra nel racconto pirandelliano.
Lo fa mostrando il dovuto sarcasmo di fronte al litigio e alla bizzarra avventura tra i protagonisti.
La stessa fatica, dopo il racconto, si trasforma in allegra festa attorno alla giara.
Il grande vaso di argilla al centro della storia rappresenta il caratteristico contenitore – realizzato in cartapesta dagli stessi alunni – del prezioso prodotto della raccolta.
La storia si conclude con un simbolico calcio che fa prevalere l’umanità del lavoro, caratterizzato dall’arguzia del fare, sulla stoltezza dell’avidità e della cupidigia>>.