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“L’usignolo ha cantato”, Pirandello e l’emergenza ambientale

Il Collège Rameau Versailles partecipa al Concorso “Uno, nessuno e centomila” con due lavori: “L’usignolo ha cantato” e “Tuta non deve morire”. Due rielaborazioni de “Il treno ha fischiato” e “Il Ventaglino” che guardano a temi di attualità, come il cambiamento climatico e l’inquinamento, ma anche l’emarginazione sociale. In questa intervista la professoressa Elena Marcone ci spiega il lavoro realizzato dalle classi.

Com’è avvenuta la scelta delle due novelle?

Dopo un’introduzione generale sulla vita e le opere di Pirandello, ho scelto le novelle in base alle preoccupazioni dei ragazzi, alla loro sensibilità per alcune tematiche ed anche rispetto al loro livello linguistico. In ogni gruppo ci sono stati dei ragazzi « motori » che ne hanno preso le idee principali per farne una nuova composizione con le loro idee. Abbiamo letto solamente degli estratti delle novelle, poi abbiamo visto dei video (film o rappresentazioni teatrali) e ne abbiamo discusso insieme per gruppi. Li ho aiutati con dei brevi riassunti, cercando di guidarli sulle tematiche da sviluppare.

Belluca. Quali sono le preoccupazioni reali dei suoi studenti rispetto alla crisi climatica e all’emergenza ambientale?

La nostra scuola è molto attiva nell’ambito climatico-ambientale. Gli studenti sono piuttosto sensibili ai problemi dell’ambiente e si pongono molte domande sul futuro del nostro pianeta, soprattutto i più giovani. Durante un breve soggiorno con gli eco-rappresentanti della scuola (nuova figura nelle scuole francesi) mi sono accorta che sono lucidi ma ottimisti e hanno molta voglia di partecipare alle soluzioni per migliorare la tendenza, solamente alcuni sono angosciati dalla situazione.

Tuta non deve morire. Come hanno affrontato la lettura e quali reazioni?

Solo un piccolo gruppo ha letto la novella , gli altri hanno visto la versione cinematografica. Inoltre avevo dato ad un altro gruppo la novella « Tragedia di un personaggio » da leggere per capire meglio Pirandello drammaturgo. E cosi ne è venuta fuori un incrocio delle due novelle, in cui s’intrecciano personaggi e attori.
Le reazioni sono state diverse: Tuta potrebbe essere una giovane emigrante che vive per strada, che cosa comporta il confronto con persone povere, il tabù della miseria, l’umanità, la dignità…
Poi l’interesse è stato suscitato anche dal titolo « il ventaglino », un oggetto futile che offre una nuova prospettiva.

Come si è sviluppato il testo teatrale?

Sempre per piccoli gruppi, ognuno ha cercato d’improvvisare, poi abbiamo messo insieme le idee. Abbiamo costruito insieme un filo rosso per entrambe le pièces.
Per « L’usignolo ha cantato » si è trattato di coniugare l’esperienza personale di Belluca, in un mondo ostile e disumano, con la sofferenza più generale del pianeta, distrutto dagli uomini. Quindi l’idea della voce off, la personificazione della Terra, che interviene all’inizio e alla fine.
Invece, per « Tuta non deve morire » le idee si sono aggiunte progressivamente, provando diverse volte sulla scena, immaginando di far coesistere persone reali (i tre protagonisti) con il personaggio Tuta creato da Pirandello. Verso la fine, i ragazzi hanno aggiunto la Morte, il paladino e il militare Tuto, perché nella creazione aveva senso. Si parla quindi di meta-teatro in maniera leggera e fresca allo stesso tempo.

Che cosa hanno voluto far emergere in particolare?

Per Belluca hanno voluto parlare soprattutto della follia del mondo e della necessità di ritrovare una connessione con la natura. Il semplice canto dell’usignolo rappresenta questa possibilità di presa di coscienza collettiva, a partire da un singolo individuo.
Per Il Ventaglino, invece, i ragazzi hanno partecipato al progetto con più riserve, la loro motivazione principale era il viaggio in Sicilia! Si sono poi lasciati coinvolgere nella storia che stava nascendo e piano piano e hanno voluto parlare della noia provata durante la pandemia, ma anche la loro voglia di creare, di divertirsi e di viaggiare.

Quali sono i loro maggiori disagi in questo periodo? Riescono a parlarne con voi insegnanti?

Ho notato più difficoltà al confronto, una certa suscettibilità per alcuni e anche a volte una tendenza a chiudersi per altri. Pero’, mi sembrano anche più maturi e responsabili rispetto alle generazioni precedenti, forse meno spensierati. Ma non so dire se si tratta di una mia proiezione o della realtà. I ragazzi non parlano molto con gli insegnanti, ma questa è una caratteristica della scuola in Francia, i rapporti sono più distanti.

Hanno un laboratorio di teatro?

C’è solamente un laboratorio di improvvisazione teatrale da vari anni. Alcuni dei miei ragazzi praticano teatro al di fuori della scuola.
Quest’esperienza di scrittura teatrale in italiano credo li abbia molto aiutati ad aprirsi. Contiamo mettere in scena le due pièces in occasione della festa di fine anno.

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