Dopo aver vinto il primo premio assoluto nella IV edizione, l’Istituto Superiore Bonaventura Secusio di Caltagirone, diretto dalla dottoressa Concetta Mancuso, ci riprova con due lavori diversi.
A cimentarsi sono 22 ragazzi della V sez. A del Liceo Linguistico con “Lumie di Sicilia” e, invece, con “L’altro figlio” 20 ragazzi della IV sez. A dello stesso Liceo Linguistico, tutti guidati dalla professoressa Terry Agrì.

–Professoressa, qual è stavolta l’impronta che avete voluto dare a queste due rappresentazioni?
“Nella novella “l’Altro figlio” affrontiamo il tema della violenza contro le donne e, in particolare, il dolore che provoca una maternità scaturita non dall’amore ma dalla
violenza.
Novella senza tempo dalle tematiche universali che riguardano l’umanità, in cui si evince l’incapacità della protagonista di riconciliarsi con la realtà-
La fuga dalla realtà si traduce in un dramma senza soluzione, una donna arresa, abbattuta dalla vergogna e da un dolore infinito-
Il personaggio di Maragrazia, anche a distanza di anni, fa tornare alla mente le tante donne
di oggi vittime di violenza, furiose con la vita, stanche di combattere contro il mondo che li
compatisce e non li aiuta, e le confina in un angolo.
Con la rappresentazione della novella “ Lumie di Sicilia” abbiamo voluto valorizzare le
nostre origini, “ la terra di Sicilia”.

In questa novella Pirandello fa capire ch’era stato il mondo contadino a far crescere quello borghese, a promuovere la ricchezza altrui con le proprie risorse, la fatica, il sacrificio. Per poi riceverne in cambio nulla.
Infatti erano bastati cinque anni per trasformare Teresina da una poverella a una cantante lirica di successo, ovvero da una ragazza semplice con sentimenti buoni, ad una donna irriconoscente ed emancipata fino a renderla irriconoscibile, come se avesse indossato una maschera.
La novella affronta il tema pirandelliano del contrasto, che immaginiamo e amiamo, e la realtà
mutevole che delude le nostre speranze”.

– Quali valori intendete esprimere attraverso ogni lavoro?
“Nell’Altro figlio “si vuole esprimere il valore della maternità come un dono che deve superare
ogni limite.
Ma anche educare le nuove generazioni, maschi e femmine, a riconoscere la violenza per prenderne le
distanze.
Nonché restituire dignità e senso a una vita che si prepara a dare vita.
Il valore che “Lumie di Sicilia” vuole esprimere è che non bisogna mai dimenticare le proprie origini.
E’ giusto aspirare a una vita migliore, a una condizione più agiata, provare a elevarsi culturalmente
e sempre puntare a migliorare se stessi, ma ciò non significa dimenticare da dove si proviene, ciò che
è stato il nostro vissuto, i posti dove siamo nati, le persone che ci hanno aiutato a crescere, perché
tutto fa parte del nostro bagaglio, di ciò che siamo, e ciò che possiamo diventare dipende soprattutto
da ciò che siamo stati.
Una novella ancor oggi attuale con il continuo dibattersi tra realtà e finzione.
Le lumìe, frutto tipico della Sicilia, infine, è anche metafora di valori, colori, profumi delle nostre radici”.

–Sono tanti gli studenti coinvolti. Come hanno accolto la proposta di lavorare al corto teatrale?
Quali difficoltà sono state riscontrate?
“I ragazzi, attraverso lo studio del teatro pirandelliano e delle sue novelle, hanno mostrato grande
interesse ed entusiasmo e hanno imparato ad amarlo. I gruppi classe che hanno partecipato,
compreso un alunno diversamente abile, sono stati tutti coinvolti nel lavoro del corto teatrale e
ognuno ha dato il proprio contributo.
Le difficoltà sono state parecchie a causa del Covid, i contagi in questi mesi nelle classi sono stati
continui e tutto questo ha influito sul morale dei ragazzi e ha rallentato il lavoro in presenza.
Temevamo di non farcela. Per le riprese de “L’altro figlio” temevamo le criticità connesse al luogo
scelto per ambientare il corto teatrale, un quartiere fatiscente calatino. Ma la piacevole
sorpresa è stata la totale integrazione e partecipazione degli abitanti della zona, che con grande
sorpresa si sono messi a disposizione fornendoci supporti e aiuti per la messa in scena e
rifocillandoci continuamente, chiedendo anche se fosse possibile far parte del cast,
appassionandosi alla novella di Pirandello.
Vedere come la gente del quartiere e i genitori si sono appassionati alla lettura di Pirandello ci ha procurato sentimenti di stupore e di ammirazione per la capacità che ha ancora l’Autore di coinvolgere e trasmettere emozioni”.
“Quanto ancora Pirandello riesce a “parlare” a questi ragazzi attraverso le sue opere? Quali elementi di attualità hanno riscontrato?

“Pirandello per i giovani è molto attuale perché tratta temi che ancora oggi toccano tutti: l’ipocrisia e i pregiudizi, il disagio tra l’essere e l’apparire che costringe gli uomini a vivere una condizione di infelicità. Il suo pensiero è attuale e si adatta a qualsiasi periodo storico. La modernità di Pirandello è proprio nell’affrontare le diverse situazioni che costringono ogni essere umano a indossare una maschera che non corrisponde alla sua reale personalità.
Il linguaggio che utilizza nelle novelle è molto piacevole, l’umorismo che consiste nel sentimento del contrario fa osservare la realtà stessa da più punti di vista e scoprire nel ridicolo il fondo di sofferenza e, nel tragico, l’aspetto ridicolo.
La contemporaneità e l’attualità delle sue novelle risulta essere ancor oggi moderna, perché rispecchia ciò che accade all’uomo di ogni tempo, spesso restio a mostrarsi per quello che è nelle relazioni con gli altri. Da sempre l’umanità si trova a vivere nella menzogna per nascondere i propri interessi. Pirandello ci insegna che l’uomo trova più facile e meno rischioso nascondere il proprio volto dietro una maschera così non è mai in pericolo di perdere. Chi non si mette in gioco non può stabilire autentici legami con l’altro, ma nello stesso tempo si garantisce la quiete.

Come ha trascorso la vostra scuola gli ultimi due anni? Come avete cercato di aiutare i ragazzi a superare le difficoltà e le emergenze di questo nostro presente?
“Sin dall’inizio della pandemia ci siamo attivati per rispondere ai bisogni e alle difficoltà
dell’emergenza con attività mirate di supporto educativo, il nostro impegno è stato in primis di
fornire supporti elettronici agli studenti. Abbiamo cercato di vedere come la vulnerabilità può
diventare una risorsa con l’emergenza Covid e la rottura di un equilibrio. Abbiamo cercato di ristabilire una quotidianità per sentirci di nuovo protetti e per non avere timore del futuro percepito
come incerto nel caos dell’emergenza.
Con le lezioni in DAD abbiamo cercato di ristabilire il ritmo di vita degli studenti, riavvicinandoci a una sorta di normalità. Noi insegnanti abbiamo avuto un ruolo fondamentale nel far comprendere ai nostri allievi l’effettiva ripresa della quotidianità. Durante il periodo di didattica a distanza noi docenti abbiamo creato attività di scambio di pensieri ed emozioni per far sentire al gruppo degli studenti un senso di appartenenza e un legame con la scuola, cercando di infondere fiducia con i successi raggiunti in questa situazione”.
LUMIE DI SICILIA– “Terra mia, nun mi scuordu di tia”
La Sicilia è terra di amore e tradizione e dovremmo amarla in quanto tale, anziché denigrarla e allontanarci da essa dimenticando le nostre radici. Noi giovani rappresentiamo il futuro della nostra terra e dobbiamo imparare, attraverso le nostre esperienze personali, a valorizzare l’ambiente dal quale proveniamo, il contesto che ci ha partoriti e cresciuti, per cercare di migliorare tutto ciò che negativizza la Sicilia.
Sempre più frequentemente assistiamo il fenomeno dei cosiddetti “cervelli sicialiani in fuga”, dapprima per motivi di studio e dopo di lavoro. Ma non dovremmo fuggire dalla nostra isola, al massimo fare esperienza altrove per poi ritornare ed arricchire la nostra amata terra con il bagaglio culturale e le capacità lavorative acquisite all’estero.
Pirandello con questa novella, attuale ancora oggi, ci lascia un messaggio che ci fa riflettere che non bisogna mai dimenticare le proprie origini anche se aspiriamo a una vita migliore, a una condizione più agiata, a provare a elevarsi culturalmente e sempre puntare a migliorare se stessi, ma ciò non significa dimenticare da dove si viene, ciò che è stato il nostro vissuto, i posti dove siamo nati, le persone che ci hanno aiutato a crescere, perché tutto fa parte del nostro bagaglio di ciò che siamo, che possiamo diventare, dipende soprattutto da ciò che siamo stati.
“L’ALTRO FIGLIO”
“L’altro figlio”, novella scritta da Luigi Pirandello nel 1905, tratta il dramma di una madre, Maragrazia, che vive nella povertà assoluta perché abbandonata dai suoi figli emigrati in America e l’unico figlio rimasto fisicamente vicino a lei, lo rinnega perché frutto di una violenza subita.
Il tema scabroso è quello della violenza carnale che vive come una condanna. Il sentimento che la protagonista nutre è il rancore per l’uomo che l’ha violentata al quale si aggiunge la paura di rivederlo vivere nel figlio, rivivendo il trauma di vedere rotolare la testa del marito, lanciata come nel gioco delle bocce dal suo stupratore.
Con questa cruda immagine si rende esplicito il dolore provocato da una maternità scaturita non dall’amore ma dalla violenza che rende impossibile il riconoscimento del figlio.
E’ una novella senza tempo dalle tematiche universali che riguardano l’umanità dove si evince l’incapacità della protagonista a riconciliarsi con la realtà e la fuga dalla realtà si traduce in un dramma senza soluzione.
Questo dramma rappresenta ancora oggi un tema quanto mai attuale, qualsiasi forma di violenza è dannosa e crea ferite, siano esse visibili all’occhio umano o siano impresse nella sua anima e nei suoi ricordi.La violenza contro le donne è sempre esistita ed è stata accettata in silenzio per secoli. Non conosce distinzioni culturali e sociali, confini geografici. L’abuso sessuale è un atto di prepotenza che mira a distruggere la donna nella sua interiorità, nella parte più profonda e fragile.
Un atto, infatti, che premia la protagonista della commedia è il non avere abortito. Molte donne pongono egoisticamente fine alla vita dei propri figli, accecate dal dolore. Violenza non è amore, non è condivisione, non è felicità: è solo sofferenza.
La novella non cerca di dare risposte ma tratta, le emozioni più umane sulla vita e sulla morte.
L’altro figlio
Attori
MARAGRAZIA: Giulia Taccia
ROCCO TRUPIA: Gaetano Scimonelli
IL DOTTORE: Tommaso Verde
NINFAROSA: Simona Brillantino
Z’A MARASSUNTA: Giulia Busacca
LA MARINESE: Martina Iudica
LA GIALLUZZA: Sofia Umana
LE VICINE: Kawtar Benjalal e Amira Breccia
LAVANDAIE: Simona Brillantino e Kawtar Benjalal
COMPARSE: Filippo La Rocca, Giuseppe Bizzini, Nushi Sara, Giaquinta Martina, Valvo Marta
RIPRESE E MONTAGGIO: Martina Arcerito, Brillantino Simona, Gloria Cucuzza
Trucco e parrucco: Brillantino Simona
SCENEGGIATURE: Prof.ssa Terry Agrì e Martina Arcerito, Gloria Cucuzza
SUONO: Martina Arcerito e Alice Muscia
Adattamento teatrale e cinematografico: Fusari Emily, Palazzolo Erika, Mazza Emanuela
REGIA E DRAMMATURGIA: Prof.ssa Terry Agrì
Lumie di Sicilia
Attori
Micuccio Bonavino: Walter Blangiforti
Sina Marnis- Trisina: Aneda Gjioncari
Zia Marta: Gaia Laferla
Dorina: Gloria Cucuzza
Lucia: Eamanuela Mazza
Comparse
Valeria Mangiaratti
Emily Fusari
Nadia Ruffino










😍
Ottima rappresentazione. Pirandello grazie alle sue novelle riesce a cogliere i sentimenti più profondi e il teatro ne è la prova.