Esiste una guerra giusta? Giovani soldati pronti ad affrontare la morte coltivano le stesse speranze, gli stessi dolori.
Gianluca Russo, Monica Della Volpe, Adele Pezzella, Guglielmo Pepe, Vivian Pedata e Giulia Pellegrino del Laboratorio di giornalismo “Cross Medial” del Liceo Scientifico Enrico Fermi di Aversa partecipano con “La morte dentro”.

Partendo dalla novella “La morte addosso” hanno scelto di trattare il tema della guerra e della morte dal punto di vista delle vittime, cioè un soldato russo e uno ucraino, che si incontrano-scontrano in guerra, ma che alla fine raccontano i rispettivi drammi familiari, riscoprendosi più vicini e simili di quanto si possa immaginare.
Nell’elaborazione del corto teatrale sono stati seguiti dalla professoressa Angela Gildi, referente del progetto.
–Professoressa, il senso dell’esistenza si rivela nei due soldati, posti uno di fronte all’altro. Anche nella
novella pirandelliana i due protagonisti si trovano a dover condividere pensieri profondi sulla vita, pur
senza conoscersi. Al contempo, uno dei due si trova a dover riconsiderare la propria vita e i valori su
cui si sostiene. Come si è sviluppato il testo teatrale, partendo dalla novella pirandelliana?

La scelta della novella è stata la parte nella quale abbiamo riscontrato maggiori difficoltà. L’obiettivo
primario che ci siamo prefissati era di scegliere un tema adatto, qualcosa di innovativo ma allo stesso tempo attuale e che, soprattutto, potesse trasmettere un messaggio. Dopo un lungo confronto abbiamo fatto la nostra scelta, avremmo parlato della guerra e, in particolar modo, del conflitto tra Russia e Ucraina. Il lavoro non era però finito lì. Con un tema così sottile e importante era fondamentale la scelta della giusta novella pirandelliana che ci avrebbe permesso di ottenere il miglior risultato possibile. Ciascun componente del gruppo ha proposto una novella dell’autore siciliano, tra quelle sei novelle si trovava la base del nostro progetto. Dopo averle esaminate tutte, abbiamo fatto la nostra scelta. Nella novella pirandelliana “La morte addosso”, l’autore presenta un dialogo tra due uomini che, nonostante sconosciuti, decidono di approfittare del momento per confidarsi, raccontare le proprie paure e tutto ciò che li tormenta. Inoltre, la presenza di molti dialoghi rappresentava proprio ciò di cui avevamo bisogno. Sono stati questi i due fattori fondamentali che ci hanno permesso di identificare nel “La morte addosso” la novella da cui prendere ispirazione.

–Al di là delle considerazioni sulle guerre difensive dei propri confini e quelle di aggressione, i ragazzi
hanno scelto di vedere i soldati come vittime: meri esecutori dei comandi dei loro superiori. Nutrono gli stessi sogni, gli stessi desideri di salvezza e di un mondo senza conflitti, in cui tutti possano vivere in pace. Forse non hanno scelto di essere al fronte, ma potrebbero ancora scegliere di non compiere atrocità e stragi. Per i ragazzi possono esistere guerre giuste? Come hanno affrontato il tema della guerra?
“Se vogliamo godere la pace, bisogna fare la guerra”. Questo è quello che avrebbe scritto Cicerone nel primo secolo a.C. Oggi, dopo più di due millenni, ci sono ancora persone che pensano che la guerra potrebbe esser vista come ‘giusta’, con il fine di ottenere la pace e la tranquillità, economica e sociale, di un intero popolo. Dal punto di vista etico, però, è inammissibile che nel 2023 si ricorra ancora a mezzi violenti come la guerra per risolvere disarmonie, spesso tra singoli o piccoli gruppi di persone, coinvolgendo interi popoli che non hanno alcuna motivazione che li spinga a ricorrere alle armi. La guerra tra Russia e Ucraina, che ci ha portato ad affrontare questo tema, è l’esempio perfetto di quanto appena descritto: un conflitto voluto da pochi dove a rimetterci la vita sono stati semplici cittadini obbligati ad andare al fronte. “La guerra non si può umanizzare, si può solo abolire”. Queste sono le parole di Albert Einstein, uno dei più importanti scienziati della storia, e noi condividiamo appieno il suo pensiero. Siamo stanchi di vivere in un mondo privo di serenità e, dopo pandemie, guerre e catastrofi naturali di ogni tipo, tutto ciò di cui abbiamo bisogno è di vivere un po’ di pace.
–Ragazzi, quali sono gli eventi del nostro tempo che più vi allarmano?
Sono stati anni molto difficili per noi, la pandemia prima e la guerra subito dopo hanno impedito di goderci la nostra adolescenza, portandoci a sacrificare alcuni degli anni più belli della nostra vita. Nonostante adesso siamo riusciti finalmente a ritornare alla “normalità”, non ci riteniamo ancora completamente al sicuro. Questi anni ci hanno insegnato quanto la nostra vita e, in particolar modo il nostro futuro, rappresenti un vero e proprio punto interrogativo. Viviamo in un mondo ormai stanco dell’intervento dell’uomo che, più e più volte, ha deciso di ribellarsi a quest’ultimo cercando di trasmettere un segnale chiaro e diretto, attraverso catastrofi naturali di ogni genere ma l’atteggiamento, purtroppo, non è cambiato. C’è ancora troppo menefreghismo da parte degli adulti, che hanno ormai deciso di lasciare in mano a noi, della generazione successiva, un mondo inguaribile, macchiato dal comportamento umano, specialmente degli ultimi anni. Noi ragazzi siamo stanchi, stanchi di dover riparare i danni dei nostri antenati, stanchi di essere caricati di responsabilità, stanchi di dover risollevare un pianeta che ha già toccato il fondo. Siamo pronti a cambiare il mondo ma, per farlo, abbiamo bisogno di un piccolo aiuto, questo è tutto ciò che chiediamo.
–Avete deciso di mettere in scena il vostro lavoro. Come vi state preparando?
Il nostro desiderio è ora quello di mettere in atto quanto abbiamo scritto. L’obiettivo è di riuscire a
trasmettere emozioni presentando un cortometraggio alternato al subconscio dei nostri protagonisti che
racconteranno il loro punto di vista recitando dei monologhi teatrali, impersonificando nel migliore dei modi i personaggi e le loro emozioni. La divisione delle scene tra quelle del cortometraggio e del teatro non è stata fatta casualmente. Abbiamo preferito inserire nel video la parte più scenica, per consentire di trasmettere un’idea della condizione dei due soldati e dell’ambientazione. A teatro, invece, rappresenteremo le scene più significative entrando nell’animo dello spettatore, rendendolo protagonista dei disagi che ogni uomo può provare almeno una volta nella vita. I due soldati a teatro andranno ad esporre il loro lato più vulnerabile, non avendo paura di esporre le loro fragilità. I nostri attori stanno eseguendo un lavoro di acting coach per entrare nel personaggio vivendone i drammi e i ricordi felici. Stiamo inoltre curando la parte musicale del cortometraggio e della musica dal vivo. Speriamo che il lavoro finale piaccia e riesca dunque a dare conferma del nostro operato.