“Curioso, ribelle… Ero un capo banda di quartiere… anche se c’erano ragazzi più grandi… Ci fronteggiavamo spesso, tra i diversi quartieri, anche con arnesi pericolosi… Porto ancora il segno di uno scontro… Si viveva per strada… Erano esperienze meravigliose”.

La nostra conversazione con Antonio Liotta, noto editore e medico, comincia con questo particolare ricordo, che ci riporta nella Favara, città dove è nato e vive, di diversi anni fa. “Ho avuto validi Insegnanti – aggiunge Liotta – ma il mio primo vero Maestro è stato Melchiorre Iacolino: teneva aperta la biblioteca della Scuola nelle ore serali e lì si poteva leggere… Mi dava libri da portare e leggere a casa e, poiché ero insaziabile, ho cominciato a leggere libri che -secondo lui- erano per adulti… Così, a dieci anni ho divorato il Trattato sulle termiti, che ha cambiato la mia vita… Eravamo nei primi anni cinquanta… i compagni di classe fantastici… avevamo voglia di crescere, di sapere… con alcuni ci ritroviamo ancora oggi… e la Scuola offriva anche corsi serali di musica con il Maestro Lentini direttore della Banda Musicale del Paese… Era Scuola di vita… così come le Medie…”.
Sono felici i bambini di oggi…Tu sei stato un bambino felice?
Se la voglia di crescere è felicità, allora sì, ero un bambino felice che viveva per strada, conosceva persone, imparava i lavori della campagna, entrava a curiosare nelle botteghe di falegnami ed artigiani vari e un po’ più cresciuto si perdeva dentro una tipografia dove ha imparato tutti i processi sino alla fotocomposizione…
I bambini sono l’altra faccia del mondo?
I bambini sono il mondo… con la loro energia pura, con la fantasia sfrenata, con la creatività assoluta, con la purezza del dire e del fare… Siamo noi adulti che distruggiamo la vitalità dei bambini condizionandoli secondo i nostri desideri, castrando la loro genialità perché non siamo veramente e concretamente capaci di sviluppare il loro senso critico, non riusciamo ad insegnare loro ad essere cittadini del mondo… Li educhiamo alla divisione, all’odio, alle competizioni sbagliate, alle discriminazioni… Noi grandi non siamo in grado di imparare dai bambini… purtroppo.
Sei un medico, un editore, un grafico, un fotografo e un “correttore di bozze”… Chi sei veramente?
La sintesi di tutto ciò. Ho sempre creduto nella interdisciplinarità… coltivato le arti… come quella medica che permette di dare corpo alla conoscenza dell’essere umano nelle sue totali implicazioni… La mia sfida è stata ed è sempre una: quello che fai oggi, domani lo puoi e lo devi fare meglio… Ciò mi porta a non restare mai in superficie, a scendere in profondità, a confrontarmi, a fare e cercare di fare bene, a sperimentare… mi porta ad ascoltare, a sapere ascoltare. Ed allora, diventa facile ottimizzare il tempo, a dare un senso a tutto quello che fai, a conquistare la normalità dell’essere sempre se stessi. Ed è questa normalità che non viene capita e scambiata per ‘pazzia’.
Chi è un editore alle soglie del terzo millennio?
Se considero la definizione che mi è stata attribuita, rispondo che un editore -oggi- è un pazzo. Se penso a tutti i “pazzi” che in diversi settori animano la vita contemporanea, affermo, con forza, che mi sta bene che la pazzia ‘positiva’ sia la guida verso il cambiamento sociale e culturale…
La tua casa Editrice Medinova “Cultura per andare oltre” ha all’attivo più di novanta produzioni ed altri lavori in corso di pubblicazione…
Esattamente… Ci avviamo a quota cento… ma non per andare in pensione!
Quali obiettivi ti poni come editore?
Spingere verso la conoscenza del proprio territorio, dare visibilità alle microstorie, insegnare le arti della scrittura, educare alla lettura… dare luce a nuovi talenti… valorizzare Autori dimenticati che hanno creato capolavori come Antonio Russello, che stanno sotto metri di polvere…creare una anagrafe di Autori dell’area del Mediterraneo… Una collana si intitola ‘fastukía’ e guarda ad Autori del Mediterraneo come Maram al Mars, Zoubeir Ben Bouchta e l’autrice italiana qui da noi quasi sconosciuta Elisa Chimenti che ha scritto testi prestigiosi in francese e non solo. Collaborano con Medinova importanti firme come Camilla Maria Cederna, Isabella Camera d’Afflitto, Salvatore Ferlita, Nicolò D’Alessandro, Matteo Collura, Felice Cavallaro, Gaetano Savatteri, Giacomo Pilati, Daniela Spalanca (responsabile della comunicazione della casa editrice). Sono preziosi i consigli di Simonetta Agnello Horbny.

Quanto c’è di vero nella leggenda che la notte non dormi per correggere le bozze?
La notte è fatta per dormire… ho la fortuna di dormire bene – ma da tantissimi anni- cinque massimo sei ore… il resto del tempo lo dedico alla vita… Si può, comunque, verificare che diverse operazioni letterarie riescano meglio nel silenzio della notte.
Che cos’ è un libro per te?
Il libro è vita pura, è analisi, fantasia, riflessione, certezza… è passato, presente e futuro.
Ogni libro che nasce è un evento, è un figlio che si stacca dai genitori e va a vivere per conto suo…
Decisamente… Lo hai gestito in tutte le sue fasi… acquista il valore del prodotto… lo tocchi, lo odori, lo sfogli… Sai che c’è, che vive, che lo affidi all’indefinito esistere…
Tu Coordini l’attività letteraria di Farm Cultuarl Park. Cosa vedi nella FARM che gli altri non riescono a vedere?
La Farm Cultural Park è la sede del ‘cambiamento permanente’, è la ‘Scuola dell’essere’, è il luogo dove la creatività riesce ad esprimersi in tutta la sua potenza, è il ‘Museo vivente delle Persone’. Se entri in questa prospettiva, puoi capire di essere una ‘Persona Libera’… Seguo la Farm da quanto è nata ed ho l’onore di coordinare gli eventi di natura letteraria… Non è un caso che la Medinova ha un suo Spazio, quale sede operativa, all’interno del Cortile dei Sette Cortili, sede della FARM. Quest’anno, nell’ambito della Biennale delle Città del Mondo (29 giugno-27 ottobre) COUNTLESS CITY , Medinova cura l’allestimento di un padiglione, dove viene narrata la realtà letteraria di Tangeri, Tunisi, Cairo e Riad… con la partecipazione coordinata delle Università di Lille Parigi e della Università La Sapienza di Roma…

Qual è il tuo rapporto con la Sicilia?
È un rapporto di viscerale amore che poi vira verso l’amarezza e la rabbia nel vedere una infinita quantità di siciliani coltivare l’apatia e la rassegnazione.
E con la provincia agrigentina?
Identica questione, avvalorata dal fatto che è la realtà che conosco meglio.
In Sicilia c’è un particolare modo di raccontare la vita: “Vedendo senza vedere”, “Dicendo senza dire”… Qual è il vero mistero della Sicilia?
La gestualità, il colpo d’occhio dei siciliani raccontano la vita… È un linguaggio del corpo che sa esprimersi con infinita naturalezza e partecipazione… che sa rendere tutto un profondo mistero dove anche l’equivoco trova il suo spazio..
Che cosa rappresentano per te le tradizioni e le feste in Sicilia?
Feste e tradizioni possono essere racchiuse in un solo termine: memoria! Spesso dimentichiamo dove viviamo, quale è il nostro contesto ambientale e culturale, consideriamo usi e costumi passati come vecchi ed inutili. Ciò è quanto di più sbagliato possa esserci, è negare le proprie radici. Su questo contesto abbiamo il dovere culturale e sociale di innestare elementi di modernità. Legare il passato al presente per viaggiare verso il futuro e superare il becero provincialismo.
Verrà quel giorno in cui in Sicilia saremo liberi dalla mafia e da ogni forma di prepotenza?
Per raggiungere questo obiettivo, bisogna costruire una società giusta, rispettosa dei Principi Costituzionali, con una economia democratica… Tutto ciò, in atto, mi sembra utopia. Allora, bisogna partire dai ragazzi, costruire con loro processi educativi che guardino alla Persona, all’uguaglianza, alla solidarietà, alla partecipazione attiva… Una società che si fondi sulla CULTURA.
Dicevamo anche fotografo. Qual è il potere di una foto?
La foto è suggestione pura, il fissaggio di una frazione di vita che ha la capacità di restare testimonianza perfetta di un fatto, un gesto, un viso…
Perché sono scomparsi gli studi fotografici di paese con la loro memoria storica?
Domanda che apre un mondo. Il vero fotografo è stato ed è sempre un Artista. Oggi, apparentemente, ci sentiamo tali perché abbiamo in mano un cellulare che scatta in digitale..Gli studi fotografici di una volta erano Atelier d’arte… ma non hanno retto l’attacco sfrenato del nuovo… Resistono gli studi di veri professionisti… ma credo che siano pochi.

Tu ami tanto viaggiare
Viaggiare sempre, ogni giorno, è stato il mio sogno… Quanti viaggi fantastici ho effettuato! Purtroppo non è facile fare il viaggiatore professionista…
Ma alcuni viaggi riescono… Giappone e Parigi, per citare qualche esempio
Giappone perché stimolato dalla presenza attiva per più di otto anni di uno dei miei figli… Il fascino del Giappone ti prende come il male d’Africa di cui sono colpito… Sei di fronte ad una civiltà che si nutre di futuro, che ti stordisce, che ti trasforma, che mette alla prova la nostra occidentalità…Parigi perché ho amato da sempre questa Città… Ci sono stato la prima volta a sedici anni e poi non so quante altre volte per sette giorni, venti, cinque… ed in questi ultimi anni con una frequenza bimestrale perché lì vive la mia nipotina Mattea e coltivo i miei interessi letterari… Oggi è facile raggiungere Parigi… è come fare una passeggiata… si impiega lo stesso tempo per raggiungere Palermo partendo da Agrigento.
Per chiudere, chi sono i tuoi scrittori preferiti?
Qui la selezione diventa difficile e quindi indico quelli assolutamente per me prioritari: Dante, Calvino, Voltaire, Sciascia, Dostoevskij, Eco, Pirandello, Russello, Buzzati, Chomsky, Sepulveda, Pessoa.
intervista di Giuseppe Maria Piscopo (pubblicato da www.malgradotuttoweb.it)