Due gli elaborati con cui il Liceo Scientifico e delle Scienze Umane “Raffaello Politi” di Agrigento, diretto dalla dottoressa Santa Ferrantelli, partecipa quest’anno al Concorso Uno, nessuno e centomila.

E lo fa con due testi teatrali ispirati alla novella “Il Signore della Nave” di Luigi Pirandello.
In entrambi i casi, le classi hanno contribuito alla riscoperta di una tradizione ormai scomparsa, che si svolgeva nei pressi di uno dei luoghi più suggestivi della città antica, la Chiesa di San Nicola.
Ne parleremo con le due docenti referenti del progetto, le professoresse Rita Capodicasa e Maria Grazia Fantauzzo.
Professoressa Capodicasa, le studentesse Valeria Piazza e Gloria Vella della V E riportano in vita Luigi Pirandello e il musicista Michele Lizzi, che ebbe il compito arduo e riuscitissimo di musicarlo. Il riferimento storico-artistico-letterario è molto interessante. Com’è nata l’idea?
“Essendo docente di Lettere ed anche pianista e studiosa di Pirandello, cerco sempre di focalizzare nel lavoro con gli alunni i legami tra letteratura e musica che, già dalla mia prima pubblicazione Gli Amici della Musica ad Agrigento, avevano segnato il mio percorso alla ricerca di una fusione fra i due linguaggi, anche alla luce di un servizio alla mia città. La mia passione per Pirandello si coniuga qui perfettamente con quella per la musica attraverso il confronto tra i libretti de La Sagra del Signore della Nave, una di Pirandello, solo teatrale, e l’altra di Michele Lizzi(1915-1972) musicale, entrambe generate da due figli della nostra terra profondamente impregnati di quella sicilianità che io definisco akragantina . Pubblicando il Saggio La Sagra del Signore della nave da Pirandello a Michele Lizzi, (edizioni Sinestesie) appunto ,legata ai due artisti dalla comune nascita agrigentina, mi sono infatti dedicata alla riscoperta di Lizzi, interpretandone alcune composizioni pianistiche. Ho trasferito poi questa passione alle alunne che in questo caso hanno potuto cogliere i frutti di un lavoro di tre anni anche attraverso i miei studi passati a loro”.

–Le ragazze mostrano i due geni, quello di Pirandello nella Letteratura e nel Teatro, e quello di Lizzi, nella Musica, alle prese con le emergenze del tempo presente. Entrambi ne rimangono sconcertati, ma nel finale si accende un barlume di speranza nel dare fiducia alle nuove generazioni. Una presa di distanze dalla concezione pirandelliana della realtà e dal suo pessimismo esistenziale?
“Lizzi dice che si è avvicinato alla Sagra perché aveva compreso e sentito propri in certo modo quei valori di atavica provenienza, che si rinnovano sempre attraverso le feste popolari con cui il passato si proietta, in un continuo ritorno, verso il futuro . Si parla della festa che si faceva a Girgenti e a cui Pirandello aveva assistito senz’altro, a quella Festa del Signore della Nave che ogni anno si svolgeva, la prima domenica di settembre, tra la processione del Crocifisso, U Signuruzzu d’a navi, e la scanna dei porci, in un alternarsi tra Sacro e Profano, contrasto dialettico e paradossale che costituisce il fulcro dell’interesse di Pirandello ma anche di Lizzi che riconosce l’epicurea spensieratezza tipica degli agrigentini ma ne svela gli inganni e le ipocrisie tra ubriacature, abbuffate, orge e, subito dopo, pentimento e devozione”.
“L’azione si svolge sullo spiazzo antistante la chiesetta di campagna che sorge nella valle dei Templi, in Agrigento” dice Pirandello come Lizzi. Tale localizzazione geografica iniziale sottolinea la volontà di Lizzi di evidenziare i legami autoctoni con la sua Girgenti e i ricordi di una festa vissuta da lui ogni anno i primi del mese di settembre. Qui, l’ “Uomo-porco”,nell’espressionistica scena dell’orgia, dei personaggi avvinazzati, la sconcezza della donnaccia, le urla dei festaioli e i versi dei maiali scannati, i tamburi che martellano l’atmosfera sonora scandita da un ritmo ormai fissato nelle orecchie di tutti, dà il posto all’ “Uomo-dio” che trasforma in poco tempo le sue urla in mugolii, in lamenti dei penitenti che si battono il petto, in segno di ”sincero” pentimento davanti la Croce del Cristo.
Ma alla fine, come Lizzi fa recitare uno splendido Padre Nostro al Coro processionale dei Devoti, così abbiamo ritenuto giusto immaginare uno spiraglio all’orizzonte visto che è doveroso prospettare alle giovani generazioni una speranza nonostante il degrado che viviamo oggi” .
–Lizzi, musicista agrigentino non ancora rivalutato come si dovrebbe. Perché secondo lei?
“Si tratta di una musica di non facile esecuzione, ci vuole una sensibilità profonda e soprattutto una singolare disposizione d’animo per accostarsi alle sue composizioni. Ci sono voluti anni prima che capissi un po’ della sua opera che ancora deve essere quasi completamente riscoperta; io faccio il possibile ma purtroppo nei teatri e sale da concerto sono richieste sempre le musiche dei Grandi e si dimenticano quelli che hanno pure dato molto alla Storia della musica, tanto più alla storia locale.
In un periodo di disorientamento, labilità e precarietà, acuite dalla pandemia e dalla guerra, è importante diffondere la conoscenza di tradizioni e feste popolari, se si pensa che in essa è condensato un crogiuolo di temi, valori, tradizioni nostre locali ma che assurgono a valore universale: il nostro essere siciliani, la Sicilitudine, (a Sicilia come metafora di sciasciana memoria, le nostre contraddizioni tipiche colte acutamente dal genio di Pirandello, oggi ancora irrisolte anzi aggravate dall’odierno senso oggi dimenticate. Tutto ciò può dare ai giovani la possibilità di conoscere il loro passato che riconoscono quanto mai attuale, pur nel suo rimanere irrisolto ma di cui è nostro dovere conoscere ed averne almeno consapevolezza nella speranza di un futuro migliore, stando attenti all’inganno e all’ipocrisia che è sempre dietro l’angolo in ogni aspetto della nostra vita quotidiana.
Mi auguro infatti che, con questo nostro lavoro , Michele Lizzi sia conosciuto dai giovani di oggi e non solo, così da promuovere la diffusione della sua musica, la conoscenza delle sue opere, ed il messaggio di fondo che traspare sempre a partire dalla sua terra d’Akragas a cui era legato e che oggi deve riesumarlo dalla memoria”.
Link dell’ebook scaricabile gratuitamente.

–Professoressa Fantauzzo, coraggiosamente nel testo teatrale proposto studentesse e studenti affrontano diverse tematiche. Bullismo, violenza psicologica, disagio sociale, body shaming, disturbi alimentari, sono solo alcuni degli aspetti affrontati e che probabilmente li toccano molto da vicino. Com’è maturata questa scelta?
“I ragazzi coinvolti nel progetto sono gli alunni della III C, Scienze Umane, Adamo Alessia, Alonge Federica, Avenia Sarah, Botindari Marika, Burgio Giada, Cacciatore Ilaria, Caldarone Beatrice, Campanella Erika, Cattano Christian, D’urso Giulia, Fiannaca Marta, Fregapane Ester, La Porta Gabriele, Maniglia Giulia, Mendolia Elisa, Nocera Christel, Patti Aurora, Piazza Chiara, Rizzo Debora, Salamone Alessandra. Hanno partecipato come ospiti alla precedente edizione del Concorso, e si sono, in quell’occasione, entusiasmati constatando che l’iniziativa aveva permesso a giovani studenti di ogni angolo della Terra di poter sperimentare il mondo del Teatro a partire dal contesto scolastico. Pertanto, il desiderio di mettersi in gioco, ha fatto sì che anche loro si cimentassero, per la nuova edizione del Concorso, nella composizione di un testo teatrale che coniugasse il mondo pirandelliano con il quotidiano. Da ciò, i ventinove iscritti della mia terza, si sono attivati trasformandosi, in men che non si dica, in drammaturghi, scenografi, costumisti, attori, registi… hanno potuto, così, confrontarsi, collaborare, recitare, improvvisare, ma soprattutto hanno socializzato tantissimo, considerato che dal loro ingresso alle superiori sono stati spesso compagni virtuali per la didattica a distanza; certamente, e non per ultimo, si sono anche divertiti.
C’è stata, naturalmente, una fase di preparazione che ha permesso ai ragazzi di conoscere alcune novelle dell’ampio repertorio del nostro Conterraneo, anche poco note, per la scelta della fonte da cui poter partire per edificare un lavoro originale da proporre. Dopo letture e selezioni varie, l’attenzione è caduta sulla novella “Il signore della nave” del 1916 per più motivi.
Li ha interessati soprattutto la contrapposizione di due elementi: il sacro e il profano; da un lato la forte religiosità dei marinai miracolati dal Signore della nave, antico crocifisso insanguinato, dall’altro la carnalità dei maiali macellati a settembre, il tutto per confluire nella tradizione di una festa che mira a far emergere la bestialità dell’umanità, tradizione che ci porta a mantenere vivo l’antico passato superstizioso ed ‘ignorante’.
Tali tematiche, poi, sono state riprese per adattarle al nostro contesto sociale e nel lavoro proposto è stato inserito il ricordo di quella sagra a distanza di novant’anni, con i personaggi originali accanto ad altri inventati, in modo da inserire ed esaltare temi attinenti dove la fa da padrone il ‘maiale intelligente’ che ha la meglio sul Cristo crocifisso, in termini di focalizzazione.
Le tematiche che hanno sviluppato vertono, in buona parte, ad incitare la gente a non fermarsi alle apparenze spesso ingannevoli e ai pregiudizi. Un messaggio che hanno voluto comunicare è quello che bisogna sempre partire da se stessi per poter conoscere gli altri, ma solo dopo aver abbattuto quelle costruzioni mentali che ci limitano e ci portano ad edificare delle false concezioni sulle persone che ci attorniano e sulle situazioni che si presentano.
In modo del tutto spontaneo, hanno potuto evidenziare anche alcune problematiche della nostra società in cui molti potrebbero riconoscersi: dai pregiudizi possono scaturire degli atti di bullismo e quando non si è accettati ed apprezzati accade che non si riesce a valorizzare se stessi e si finisce per non credere più nelle proprie potenzialità rischiando di lasciarsi andare in qualche modo. Questo tema oggi colpisce molti individui che sentendosi sbagliati finiscono col compiere gesti brutali o sfogano il proprio disagio nel cibo, trovando in esso un ottimo conforto, magari per poi pentirsi degli eccessi.
A partire dal ‘maiale intelligente’, è stata introdotta un’altra tematica cardine del breve componimento realizzato che è quella degli allevamenti intensivi: essi sono causa di inquinamento, per non parlare dei trattamenti disumani a cui vengono sottoposti gli animali, pratiche non tanto dissimili dal passato in termini di crudeltà seppure con le dovute varianti.
Significativo è stato, inoltre, l’aver intuito ed evidenziato alcuni aspetti della poetica pirandelliana, familiarizzato con la sua concezione di ‘umorismo’, in un reale dominato dal Caos dove si colloca il ‘grottesco’.”
–Avete avuto modo di approfondire in altri progetti queste tematiche?
“L’Offerta Formativa della nostra scuola è ricca di iniziative che spaziano in vario modo. I disturbi alimentari, ad esempio, sono stati e continuano ad essere oggetto di attenzione con proposte di studio e di formazione attinenti alle problematiche adolescenziali. Sebbene nel corrente anno scolastico la classe non abbia trattato le tematiche in maniera specifica all’interno di un preciso progetto, non è da escludere la loro natura trasversale e la loro relazione con l’educazione all’affettività e con certi studi che l’insegnante di lettere o di scienze affronta. L’approfondimento, invece, c’è stato proprio in occasione della stesura del testo teatrale, dal momento che gli alunni stessi sono andati alla ricerca dei possibili temi da poter trattare. A loro familiare è anche l’argomento del bullismo, dato che ogni anno la nostra scuola lo affronta, spesso con l’ausilio di appositi specialisti, declinandolo nei vari cotesti, da quello sociale a quello virtuale del cyberbullismo”.
–Quali temi di Pirandello li affascinano di più e qual è, secondo loro, il rapporto dell’Autore con la sua città natale?
“I ragazzi sono rimasti affascinati, durante questo studio di lettura e confronto, dalla poetica pirandelliana dominata dal grottesco delle situazioni e dei casi umani dove si cela, dietro la falsa facciata comica, il dramma della vita umana e non si può che provare un senso di pietà per certi personaggi che vivono con angoscia e sono depositari di una triste realtà in cui impera il caos. L’umorismo è stato per loro la rivelazione di fondo, ovvero quell’imperfetta comicità disciplinata dalla riflessione che svela all’uomo come certe situazioni paradossali sono spesso il frutto di frustrazioni e inadeguatezze in qualche modo camuffate.
Certamente Pirandello ha un rapporto privilegiato con la sua città natale che in più occasioni è stata fonte di ispirazione. La novella del “Signore della nave” lo dimostra benissimo! L’autore si è calato all’interno di una festa popolare, per certi versi anche orgiastica, per mettere in rilievo aspetti ridicoli e tragici insieme. E’ mirabile vedere come da una affermazione iniziale, “maiale intelligente”, si arriva all’inverosimile per poter confutare l’ignoranza paesana con quell’arte unica, quella di Pirandello, che sa scavare tanto in profondità nei meandri della psiche”.