Attualizzare, attraverso una narrazione di stampo tele-giornalistico, una delle novelle più note di Pirandello: La giara.

Questo il progetto presentato dall‘Istituto Comprensivo Vaccarossi, un modo originale e inedito di mettere in scena la novella drammatizzata utilizzando la simulazione di un servizio che racconta gli eventi, riambientandoli a Cunardo (VA), il piccolo comune in cui si trova la scuola.
La storia diventa anche un modo per indagare la tradizione che lega visceralmente il paese lombardo alla ceramica, grazie alla presenza delle storiche Fornaci. Questo genera uno spontaneo collegamento con l’ambientazione siciliana, unendo due territori così distanti e apparentemente inconciliabili.
Dirigente dell’Istituto Comprensivo è la professoressa Maria Ausilia Castagna.

Gli alunni coinvolti nel progetto sono ventisette, delle classi I°A – I°B – II° A – III° A.
A guidare la partecipazione al concorso è stata la prof. Grazia Giansante.
Ha realizzato il video Govardhana Dasi Cecchini.

Perché avete scelto proprio La giara?
Abbiamo scelto di mettere in scena “La giara” per prediligere l’aspetto comico
che maggiormente si confà all’età dei ragazzi e per rendere più efficace e
divertente il loro primo approccio con il teatro, oltre che per il fil rouge della
ceramica che collega Cunardo alla Sicilia.

Spiegateci meglio questo parallelismo
La storica presenza del museo e delle fornaci a Cunardo, gestite dal signor
Giorgio Robustelli, rende l’attività della ceramica una tradizione custodita e perpetuata,
così come avviene in molto paesi della Sicilia e in generale del Sud Italia. La
cortina che separa Nord e Sud è fatta di particolari pregiudizi e stereotipi, e
l’importanza di un’arte comune crea un contatto tra due parti di una stessa Italia
che spesso vengono dipinte come distanti e inconciliabili, generando invece una
reciproca agnizione e un legame artistico.

Come nasce la modalità del racconto in stile cronaca televisiva?
Abbiamo scelto la forma del telegiornale per rendere il progetto contemporaneo e originale, cercando di trasformare la prosa in una drammaturgia fruibile e
scorrevole. L’amplificazione mediatica bene si presta a rappresentare anche quella
dimensione di pettegolezzo e giudizio sociale che affligge tutti i personaggi
pirandelliani, oltre ad esasperare la caratterizzazione dei personaggi che sotto i
riflettori risultano ancora più grotteschi e esagerati.
I ragazzi si sono divertiti molto, perché oltre alla recitazione e l’immedesimazione
nei ruoli assegnati, sono stati impegnati anche nella ricerca delle ambientazioni e
nella scoperta delle tecniche di ripresa.

Cosa ha significato per voi, partecipare al Concorso in termini didattico-formativi?
Il Concorso internazionale “Uno, nessuno, centomila”, è divenuto nel corso delle edizioni, un vero incentivo per innovare l’azione educativa potenziando la centralità dello studente.
L’esperienza didattica del laboratorio teatrale, che unisce teoria e pratica, traduce nella sua totalità una modalità di apprendimento basata sull’imparare qualcosa facendolo (learning by doing). I ragazzi hanno la possibilità di acquisire non soltanto competenze disciplinari, ma soprattutto competenze trasversali quali la capacità di imparare a imparare e la competenza in
materia di consapevolezza ed espressione culturale che implica la comprensione e il rispetto di idee e significati espressi e comunicati attraverso varie forme culturali, creative e artistiche.
Gli alunni, lavorando bene in gruppo, agiscono in situazioni di complessità e sono guidati dai docenti verso la consapevolezza del proprio ruolo all’interno della società.