Due giovani in fuga, di corsa, in un bosco, nel buio della notte. Una fuga verso l’ignoto, con una sola certezza: il desiderio di ritornare alla normalità e agli affetti più cari.
All’improvviso la consolazione di trovare lungo la strada una casa, in cui vive una coppia di anziani disposti ad ospitarli e a stringerli in un abbraccio.
Il Liceo Scientifico, Biomedico, Matematico, Scienze Applicate e Linguistico “Leonardo” di Agrigento partecipa alla VI edizione con due lavori: “L’alba della speranza” e “Catarsi”.

Nel primo, stimolati a partecipare dalla dirigente scolastica dottoressa Patrizia Pilato, e guidati dalla professoressa Federica Cottone, gli studenti della classe IV E, Cristian Amico, Simone Arnone, Federica Foti , Davide Lentini, Federica Longo, Salvatore Milioti, Angelo Riccardo Salvatore Milioto, Emanuele Navarra, Alessia Palumbo Piccionello, Michelangelo Quaranta, Carmelo Randazzo, Gaia Maria Romeo, Deisy Rita Saieva, Marco Salamone, Martina Sciortino, Francesca Maria Sgarito, Gioele Sodano, Irene Zambito, ispirandosi a Una giornata di Luigi Pirandello, affrontano il dramma della guerra.

Narrano, infatti, del viaggio di due adolescenti, Yvan e Andrei, che fuggono dall’Ucraina in un’alba carica della speranza di un futuro migliore.
Il loro desiderio più grande è di ricongiungersi con la loro famiglia, sentire il calore della loro casa, frequentare i loro amici, ritornare, insomma, alla normalità. Intanto, in Polonia, riescono a trovare il calore dell’ospitalità.
I ragazzi hanno anche realizzato un video, provando a interpretare il disagio vissuto dai due protagonisti.
– Professoressa, anche nella novella di Pirandello c’è il tema della compassione. Tuttavia nel lavoro affrontato dai ragazzi ha una connotazione diversa. In che modo è scaturita l’idea di attualizzare la novella ambientandola tra l’Ucraina e la Polonia?
Nella novella pirandelliana tale tema è riscontrabile in due momenti, quando il protagonista arriva in una città ignota dove non conosce nessuno, ma tutti riconoscono lui e lo trattano con riguardo e gentilezza, e quando, alla fine del racconto, prova tanta compassione verso i suoi nipotini che stanno invecchiando.
Si riscontrano i topoi tipici dell’ideologia pirandelliana: la brevità della vita, il relativismo e la crisi d’identità dell’uomo moderno. Ciascuno, cioè, non soltanto reca in sé molteplici “possibilità di essere”, ma è anche di volta in volta diverso a seconda di quello che “gli altri”, dal proprio punto di vista, vedono in lui.

Yvan e Andrei, che fuggono dall’Ucraina, devastata dalla guerra, hanno subito, come il personaggio pirandelliano, il “furto” della propria identità, in quanto hanno abbandonato la loro patria, la famiglia, gli amici.
Il padre è rimasto in Ucraina per continuare a combattere e la madre, per proteggerli e per dargli un futuro migliore, ha pianificato la loro fuga. Da qui la compassione di Aron e Dana, i coniugi polacchi che li ospitano, commossi dalla loro triste vicenda.
– Quali sentimenti ha suscitato nei ragazzi?
Leggendo la novella Una giornata, i ragazzi sono rimasti molto colpiti dall’esperienza del protagonista e l’hanno subito collegata al viaggio in treno dei profughi ucraini, in primis, nei Paesi vicini, come la Polonia.
Abbiamo letto in classe numerose testimonianze, in cui emergevano sempre gli stessi sentimenti: il dolore per la devastazione della loro terra e il desiderio di ritornare alla normalità al più presto. I profughi ucraini parlano di violazione dei diritti umani e descrivono una situazione terribile: nel loro Paese mancano la luce, il gas e l’acqua.
Gli ospedali sono costretti a sospendere gli interventi chirurgici urgenti a causa dei blackout elettrici.
Le scuole sono chiuse o distrutte. Tutti hanno perso dei familiari nel conflitto.
Una situazione che non può lasciarci indifferenti e che da più di un anno ha sconvolto le nostre vite.

–Quali difficoltà hanno affrontato nella scrittura?
I ragazzi, quest’anno, come previsto dal curricolo di educazione civica del nostro Istituto, hanno approfondito l’articolo 11 della Costituzione italiana, che prevede il ripudio della guerra di aggressione, pertanto si sono molto immedesimati nella vicenda di questi due loro coetanei che sono costretti a fuggire, da soli, in un Paese straniero senza i genitori, con qualche spicciolo e pochi viveri.
Come detto, i ragazzi, dopo aver letto e ascoltato varie testimonianze di profughi ucraini, non hanno evidenziato particolari difficoltà nella stesura del testo; hanno utilizzato un linguaggio chiaro, semplice e immediato, dal momento che a raccontare la propria esperienza sono due adolescenti.
In tutte le fasi del lavoro – progettazione, realizzazione e rappresentazione finale – hanno mostrato notevole impegno, grande entusiasmo e senso di responsabilità. Inoltre, tale attività ha favorito una fattiva socializzazione spingendo gli alunni a condividere momenti di soddisfazione e di gioia, facendo emergere aspetti del carattere che generalmente rimangono nascosti durante le attività scolastiche tradizionali.
Mi riferisco al coinvolgimento, nella parte dei protagonisti, dei ragazzi più timidi, che si sono fatti apprezzare dal gruppo-classe per le loro attitudini nascoste.